TRACCE IN DEPOSITI COEVI ALLA CROSTA MARZIANA

Vita sulla terraferma 3,5 miliardi di anni fa

Non sono i fossili più vetusti finora ritrovati, ma quelli descritti su Nature Communications dai ricercatori australiani sono i più antichi relativi a sorgenti di acqua dolce. Suggeriscono che molte forme di vita primordiali si siano formate nei pressi di geyser e laghi, e non nelle profondità oceaniche

     09/05/2017

Questo è un frammento di roccia la cui formazione risale a 3,48 miliardi di anni fa. Si tratta della Dresser formation nell’area del cratone Pilbara in Western Australia. Le bolle sferiche in bianco sarebbero la prova di una vita primordiale nelle antiche sorgenti calde sulla Terra. Crediti: UNSW

Un gruppo di scienziati della University of New South Wales (Sidney) ha scoperto dei fossili che provano l’esistenza di vita microbica (nello specifico stromatoliti) che si è sviluppata in sorgenti termali terrestri ben 3,48 miliardi di anni fa. Le rocce analizzate si trovano nell’area geologica del cratone di Pilbara in Australia Occidentale. Questi ritrovamenti proverebbero l’indissolubile legame tra la vita primordiale e i geyser che popolavano il nostro pianeta miliardi di anni fa. Ricordiamo che il fossile in assoluto più antico mai trovato risale, però, a 3,7 miliardi di anni fa ed è stato scoperto in Groenlandia nel 2016, dove una volta c’era un mare poco profondo.

Lo studio sulle rocce australiane è stato pubblicato oggi sulla rivista Nature Communications e gli esperti sono sicuri che possa avere importanti implicazioni sullo studio dell’origine della vita: sembrerebbe che i primi organismi unicellulari (quindi i veri e propri primi abitanti della Terra) siano nati in sorgenti calde d’acqua dolce, piuttosto che negli oceani. Tara Djokic, la prima autrice del paper (intitolato “Earliest signs of life on land preserved in ca. 3.5 Ga hot spring deposits”) ha spiegato: «La nostra ricerca ha anche importanti implicazioni per la ricerca della vita su Marte, perché il Pianeta rosso conserva antichi depositi termali di un’età simile alla Formazione di Dresser nell’area di Pilbara».

Proprio nella regione Columbia Hills (dove potrebbe atterrare il rover della missione ExoMars 2020) ci sarebbe stata – nel lontano passato marziano – una sorgente termale. Lo studio dei fossili terrestri ritrovati nei pressi dei geyser sarà utile per ulteriori approfondimenti su Marte: se parte dei primi esseri viventi sulla Terra sono nati in sorgenti di acqua calda, anche su Marte potrebbe essere successa la stessa cosa. La missione di Esa e Roscosmos analizzerà frammenti di rocce in aree dove è evidente l’antica presenza di acque idrotermali o vulcani che (come sul nostro pianeta) possono aver dato il via allo sviluppo di batteri marziani.

I ricercatori hanno studiato dei depositi eccezionalmente ben conservati individuando la presenza di geyserite, un minerale di origine idrotermale di colore bianco o grigio formato a temperature vicino a quelle dell’ebollizione. All’interno dei fossili ritrovati nelle sorgenti termali di Pilbara, i ricercatori hanno anche scoperto stromatoliti, cioè strati rocciosi creati da comunità di antichi microbi, e microstromatoliti fossilizzati a forma di bolle che sono arrivati fino a noi grazie a una sostanza microbica appiccicosa che ne preservato la forma. «È la dimostrazione che una varietà di vita esisteva in acqua dolce, sulla terraferma, molto presto nella storia della Terra», ha affermato Martin J. Van Kranendonk, direttore dell’Australian Centre for Astrobiology. «I depositi di Pilbara hanno la stessa età della crosta di Marte, il che rende i depositi delle sorgenti termali sul Pianeta rosso un bersaglio emozionante per la nostra ricerca di una vita in forma fossile su Marte», ha aggiunto.