ALLONTANAMENTO LENTO DA 20 AU A 30 AU

Nettuno, viandante pacato e tranquillo

«Ora abbiamo le idee più chiare su come e dove possano essersi formati questi sistemi binari di colore blu», dice Wesley Fraser, primo autore dello studio pubblicato su Nature Astronomy, a proposito dei planetesimi binari della fascia di Kuiper, spinti a distanze maggiori senza venire separati

     04/04/2017

Rappresentazione artistica di una coppia formata da due planetoidi, simili a quelli studiati da Fraser e colleghi. Crediti: Gemini Observatory/AURA, disegno di Joy Pollard

Durante le prime fasi di vita del Sistema solare Nettuno si è fatto un piccolo viaggio per raggiungere l’orbita su cui si trova ora. Il suo tragitto è stato particolarmente lento e tranquillo. A scoprirlo uno studio condotto utilizzando il telescopio Gemini Nord e il Canada-France-Hawaii Telescope, entrambi a Mauna Kea, alle Hawaii. I risultati sono stati pubblicati sull’ultimo numero della rivista Nature Astronomy.

La ricerca si è concentrata sugli oggetti che popolano la fascia di Kuiper, una regione di spazio che si estende oltre l’orbita di Nettuno. Questa zona ospita migliaia di piccoli corpi ghiacciati, che rappresentano i resti del materiale primordiale da cui ha preso forma il sistema solare. Tipicamente, gli oggetti di questa fascia sono di colore rossastro, ma durante la loro ricerca gli scienziati hanno identificato un gruppo di oggetti particolari, di colorazione blu, appaiati a coppie in orbita uno attorno all’altro.

Il team, guidato da Wesley Fraser della Queen’s University di Belfast, ritiene che questi oggetti si siano formati in una regione più vicina al Sole, e che siano stati poi allontanati dall’attrazione gravitazionale di Nettuno diversi miliardi di anni fa. La ricerca indica che quando Nettuno si è spostato da una distanza di circa 20 unità astronomiche (Ua, dove 1 Ua corrisponde alla distanza tra la Terra e il Sole) all’attuale distanza di circa 30 Ua dal Sole, questo movimento è stato molto lento, e ha permesso a questi sistemi binari di essere allontanati a distanze maggiori senza venire separati.

Wesley Fraser. Crediti: Queen’s University di Belfast

«Questa ricerca ha aperto la strada alla comprensione di nuovi aspetti riguardanti le prime fasi di formazione dei pianeti del nostro sistema», dice Fraser. «Ora abbiamo le idee più chiare su come e dove possano essersi formati questi sistemi binari di colore blu».

«Sono state raccolte già alcune prove sullo spostamento di Nettuno verso la sua attuale posizione nel sistema solare, a partire da distanze più ravvicinate rispetto al Sole. La nostra ipotesi è che il suo movimento sia stato lento e regolare», continua Fraser. «Grazie all’utilizzo simultaneo di due telescopi di ultima generazione, il Gemini Nord e il Canada-France-Hawaii Telescope, siamo stati in grado di raccogliere informazioni spettrali complete, a partire dall’ultravioletto, passando per l’ottico e arrivando fino al vicino infrarosso. Senza questi strumenti e la collaborazione di tutti, il programma di osservazione non sarebbe stato possibile».

«Lavorando a stretto contatto, i telescopi Gemini Nord e il Canada-France-Hawaii Telescope hanno potuto coordinare i propri movimenti per osservare gli oggetti della fascia di Kuiper quasi nello stesso istante», commenta Meg Schwamb, astronoma presso l’Osservatorio Gemini. «Queste osservazioni ci hanno permesso di raccogliere la luce proveniente dallo stesso lato del corpo celeste, rimuovendo una delle principali sfide per lo studio di questi oggetti, ovvero la loro rotazione».

Il telescopio Gemini Nord (in primo piano, a destra) e il Canada-France-Hawaii Telescope sullo sfondo (a sinistra). La fotografia è stata scattata durante le osservazioni effettuate sugli oggetti della fascia di Kuiper che hanno portato alla stesura dell’articolo apparso su Nature Astronomy. Come si può notare i due telescopi puntano nella stessa direzione. Crediti: Gemini Observatory/AURA, foto di Joy Pollard

Per saperne di più:

  • Leggi su Nature Astronomy l’articolo ”All planetesimals born near the Kuiper belt formed as binaries”, di Wesley C. Fraser, Michele T. Bannister, Rosemary E. Pike, Michael Marsset, Megan E. Schwamb, J. J. Kavelaars, Pedro Lacerda, David Nesvorný, Kathryn Volk, Audrey Delsanti, Susan Benecchi, Matthew J. Lehner, Keith Noll, Brett Gladman, Jean-Marc Petit, Stephen Gwyn, Ying-Tung Chen, Shiang-Yu Wang, Mike Alexandersen, Todd Burdullis, Scott Sheppard e Chad Trujillo