USO INSOLITO DELLO SPETTROGRAFO HARPS-N

Il Tng vede il vento di Venere

Con grande spirito di adattamento, e un po’ di fortuna, lo spettrografo Harps-N al Telescopio nazionale Galileo, usato perlopiù nella caccia agli esopianeti, è riuscito a fare concorrenza alla sonda giapponese Akatsuki, che ha iniziato recentemente a studiare l’atmosfera del secondo pianeta. «A noi piacciono tutte le sfide al limite delle possibilità del nostro telescopio. Questa era un pelino oltre, ma ce l’abbiamo fatta», dice a Media Inaf Emilio Molinari, direttore del Tng

     06/02/2017

Il Telescopio Nazionale Galileo. Crediti: TNG/G.Tessicini

Ricordate il ritratto sorridente di Venere, dovuto al fenomeno delle onde di gravità e fotografato dalla sonda giapponese Akatsuki mentre studiava gli impetuosi venti che soffiano fino a 400 km/h sulla superficie del pianeta? Ora anche il Tng, il Telescopio nazionale Galileo alle Canarie, è riuscito nella difficile impresa di misurare da terra la velocità delle nubi nell’atmosfera di Venere. La misurazione è stata effettuata a fine gennaio scorso ed è stata resa possibile dalla grande precisione dello spettrografo Harps-N cui è dotato il Tng, uno strumento che viene solitamente utilizzato per la caccia agli esopianeti, tramite il metodo delle velocità radiali.

«L’atmosfera di Venere è in uno stato di super-rotazione, girando circa 60 volte più velocemente rispetto al globo solido», spiega a Media Inaf Pedro Machado dell’Istituto di astrofisica e scienze dello spazio di Lisbona, ricercatore che ha guidato le osservazioni. «I processi che inducono e mantengono questo stato sono ancora un mistero e il nostro obiettivo è quello di studiare la dinamica del vento su Venere, la sua variabilità spaziale e temporale, e rilevare e caratterizzare le onde di gravità atmosferiche. Dal momento che l’atmosfera di Venere contiene grandi quantità di anidride carbonica, questi studi ci aiuteranno a comprendere meglio, e anche prevedere, i cambiamenti climatici qui, sulla Terra. Inoltre, Venere può essere considerato come un banco di prova per la caratterizzazione atmosferica degli esopianeti».

A sx: un disegno su foglio trasparente viene usato come guida per osservare uno specifico punto della superficie di Venere. A dx: il punto nero su Venere è il “buco” della fibra ottica che porta la luce allo spettrografo Harps-N. Crediti: Tng/P.Machado/A.Harutyunyan

Per capire meglio di cosa si tratta, abbiamo posto alcune domande al direttore del Tng, Emilio Molinari.

Com’è nata l’idea di questa insolita osservazione?

«Dopo la notizia delle onde di gravità nell’atmosfera di Venere, il collega di Lisbona Pedro Machado ha colto la palla al balzo e ci ha chiamato per chiederci un paio d’ore di tempo dello strumento Harps-N al Tng per misurare i venti sulla superficie di Venere. Nel breve giro di una settimana abbiamo organizzato tutto, compresi i cambiamenti allo spettrografo e al software di controllo perché potesse “camminare” sulla superficie di Venere come voleva Pedro. Abbiamo poi avuto la fortuna che Venere era ben visibile nei giorni scelti per le misure, il 28 e 29 gennaio, e abbiamo avuto bel tempo, riuscendo a realizzare perfettamente l’osservazione».

Perché era interessante per voi questa osservazione?

«A noi piacciono tutte le sfide che sono al limite delle possibilità del nostro telescopio. Questa era un pelino oltre, ma ce l’abbiamo fatta».

Che risultati vi aspettate da questo lavoro?

«La tecnica sviluppata da Pedro Machado serve per misurare la velocità dei venti. Il nostro collega portoghese è molto fiducioso di riuscire a misurare velocità sufficientemente precise per vedere onde di gravità in atmosfera».

Quali sviluppi futuri per questa tecnica al Tng?

«Questa è una modalità del telescopio e di Harps-N che abbiamo sperimentato per questa occasione e non è ancora disponibile per gli utenti perché la stiamo mettendo a punto. In futuro, chiaramente, potremo scegliere il punto dove potere andare a fare osservazioni su oggetti estesi – come Venere in questo caso, o comete che si avvicinano, o altri pianeti del nostro Sistema solare – che prima ci erano precluse».