LA SONDA RICHIEDE UNA PATCH AL SOFTWARE

Juno, il terzo “perigiove” è senza Jiram

Nel pomeriggio di ieri, domenica 11 dicembre, la sonda NASA Juno ha compiuto il terzo sorvolo scientifico ravvicinato di Giove. Lo strumento italiano Jiram, spiega a Media INAF Alberto Adriani, è dovuto rimanere spento per consentire un aggiornamento al software della sonda

     12/12/2016

Rappresentazione artistica di Juno in orbita attorno a Giove. Crediti: NASA/JPL-Caltech

Si chiama perigiove ed è il punto di minima distanza di un’orbita dal gigante del Sistema solare. E per quanto riguarda l’orbita attuale della sonda NASA Juno, il perigiove è stato raggiunto ieri, domenica 11 dicembre, alle 18:04 ora italiana. In quell’istante, stando alla tabella di marcia della missione, la sonda NASA stava sorvolando ad appena 4150 km di distanza le dense nubi di Giove, il tachimetro segnava una folle velocità di 57.8 km al secondo (oltre 200mila km/h) e sette degli otto strumenti scientifici di bordo erano intenti a raccogliere quanti più dati scientifici possibile.

«Sarà la prima volta che avremo occasione di sfruttare appieno le capacità di Juno di indagare la struttura interna di Giove attraverso il suo campo di gravità», ha spiegato poche ore prima del flyby il principal investigator della missione Scott Bolton, del Southwest Research Institute di San Antonio, in Texas. «Non vediamo l’ora di conoscere ciò che la gravità di Giove saprà rivelarci sul passato e sul futuro del gigante gassoso».

Sette strumenti su otto, dicevamo. E l’ottavo è purtroppo JIRAM, lo strumento italiano (finanziato dall’ASI e realizzato da Finmeccanica sotto la responsabilità scientifica dell’INAF IAPS di Roma) progettato per studiare la dinamica e la chimica delle aurore gioviane. Il nostro Jovian InfraRed Auroral Mapper, questo il significato dell’acronimo, è dovuto rimanere spento – a seguito di una decisione dei responsabili della missione – non per problemi allo strumento stesso bensì per un aggiornamento che si è reso necessario al software di bordo della sonda, come ha spiegato a Media INAF il responsabile di JIRAM, Albero Adriani dell’INAF IAPS di Roma, che abbiamo raggiunto in California, dove si trova in queste ore.

«L’aggiornamento del software in oggetto non è di JIRAM ma della sonda», sottolinea Adriani. «Il software della sonda, che doveva gestire il trasferimento dei dati di JIRAM da una sua memoria temporanea dove JIRAM mette i dati durante le osservazioni a quella più grande da cui poi i dati accumulati durante il flyby vengono prelevati per essere spediti a terra, aveva un difetto. Durante il flyby 2 il suddetto software è andato in errore per una combinazione di anomalie (di fatto già previste singolarmente come eventi possibili) nei dati di JIRAM, ma non trattata opportunamente dal software. Questo ha innescato il SAFE dell’orbita 2. Questo evento, particolarmente raro, non si era mai verificato prima durante le innumerevoli attività di JIRAM quindi non è stato possibile correggere il software prima di arrivare a Giove».

Ed è proprio per il timore che un evento simile potesse riaccadere durante questo terzo flyby che i responsabili della missione hanno deciso di tenere spendo JIRAM. «L’aggiornamento del software lo stanno scrivendo alla Lockheed Martin, che è responsabile della sonda», aggiunge Adriani. «Ci stanno lavorando da una decina di giorni, per farci operare in sicurezza già dal prossimo flyby». Appuntamento dunque al prossimo flyby, in calendario per il 2 febbraio 2017.