OSSERVAZIONE RECORD AL VLT: 64 ORE PER UN QUASAR

Codice a barre dell’universo primordiale

L’immagine della settimana dell’ESO è lo spettro di un quasar, HE0940-1050, la cui luce ha viaggiato miliardi di anni attraverso le nubi del mezzo intergalattico. È stata ottenuta grazie al lavoro di Valentina D’Odorico e Stefano Cristiani, astronomi dell’INAF di Trieste

     05/12/2016
Fingerprint of the early Universe

Crediti: ESO e Valentina D’Odorico (INAF – Osservatorio astronomico di Trieste)

Le galassie più massicce dell’universo ospitano un buco nero super massiccio nel loro centro. Questi giganteschi buchi neri divorano il materiale circostante a un ritmo sorprendente, producendo enormi quantità di radiazione e risplendendo come alcuni degli oggetti più luminosi dell’universo conosciuto. Malgrado la loro distanza incredibile dalla Terra, le regioni attorno a questi buchi neri s’illuminano così brillantemente che il loro aspetto è simile alle stelle della nostra galassia, la Via Lattea.

Alcuni di questi oggetti, conosciuti come “oggetti quasi stellari” o quasar, sono utili per aiutarci a capire meglio il cosmo. Poiché si trovano così lontani, c’è moltissimo spazio tra i nostri telescopi e i quasar. Questo spazio non è completamente vuoto; è riempito dal mezzo intergalattico, composto principalmente di nubi di gas – per la maggior parte idrogeno ed elio, ma anche qualche traccia di altri elementi – che assorbono la luce da sorgenti distanti e impediscono a questa luce di raggiungerci. La luce emessa da brillanti quasar deve viaggiare attraverso queste nubi ed è quindi parzialmente assorbita.

«Lo spettro che vedete qui sopra è stato ottenuto dallo strumento UVES – installato sul Very Large Telescope dell’ESO, in Cile – sommando 64 ore di osservazione dello stesso oggetto: un record, per l’osservazione di un quasar, che ha permesso di studiare anche materiale presente in piccolissime quantità», dice Valentina D’Odorico. Ricercatrice all’Osservatorio astronomico dell’INAF di Trieste, D’Odorico è la prima autrice di un articolo, pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, che illustra i risultati scientifici ottenuti proprio dallo studio dell’oggetto osservato: un lontano quasar di nome HE0940-1050 la cui luce ha viaggiato attraverso le nubi presenti nel mezzo intergalattico.

Le righe verticali sono segni di assorbimento: mostrano dove la luce è stata assorbita dal gas nel mezzo intergalattico e quindi perché è stata rimossa dallo spettro originale del quasar. L’intensità delle righe è legata alla quantità di materiale che ha attraversato la luce. Analizzando queste righe, gli astronomi possono dedurre tutta una serie di informazioni a proposito del materiale di cui sono composte le nubi. Il valore eccezionale di questo spettro in particolare sta nelle righe molto deboli, che sono tra le più deboli mai osservate nello spettro di un quasar.

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