20 MESI DI MISSIONE ATTORNO AL MISTERIOSO GIGANTE

Obiettivo centrato: Juno è nell’orbita di Giove

Mai un veicolo è stato così vicino al pianeta più grande del Sistema solare. La sonda della Nasa porta con sé nove strumenti a bordo, due dei quali sono italiani. La raccolta di dati scientifici inizierà verso la seconda metà di ottobre: tante le domande a cui rispondere, come la composizione del nucleo e l'atmosfera estrema che lo avvolge, cercando di capire qualche dettaglio in più anche sulla storia del nostro sistema planetario

     05/07/2016
Marla Thornton e Steve Levin festeggiano l'arrivo della sonda Juno nell'orbita polare di Giove dal Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena. Crediti: AP Photo/Ringo H.W. Chiu, Pool

Marla Thornton e Steve Levin festeggiano l’arrivo della sonda Juno nell’orbita polare di Giove dal Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena. Crediti: AP Photo/Ringo H.W. Chiu, Pool

Quasi 3 miliardi di chilometri percorsi in 5 anni di volo, 37 orbite, periodo orbitale di 14 giorni, 20 mesi di missione, pannelli solari lunghi ognuno 9 metri e con ben 18.698 celle solari. Questi sono solo alcuni dei numeri che potremmo elencare descrivendo la missione record Juno (JUpiterNear-polarOrbiter) della NASA. La sonda ha completato le operazioni di inserzione orbitale alle 5:53 ora italiana, dopo aver utilizzato per 35 minuti e 2 secondi il motore principale 645-Newton Leros-1b che ha rallentato il veicolo spaziale di circa 542 metri al secondo in modo che la sonda potesse essere letteralmente catturata dall’orbita del pianeta gigante.

Nicolò D’Amico, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, ha detto entusiasta: «Un altro grande risultato per l’Italia e per l’INAF, che ha la responsabilità scientifica di JIRAM, strumento made in Italy a bordo della missione Juno, ideato dal gruppo di ricerca guidato dalla nostra planetologa Angioletta Coradini, scomparsa cinque anni fa. Si apre ora un nuovo affascinante capitolo dell’esplorazione di Giove, in cui i nostri ricercatori giocheranno un ruolo da assoluti protagonisti».

«Juno è una missione storica che vede ancora una volta Nasa e Asi insieme alla ricerca di informazioni fondamentali per spiegare le origini del sistema solare – ha commentato Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) – lo studio di Giove è anche una grande sfida scientifica e tecnologica a cui l’Italia partecipa con due strumenti all’avanguardia grazie a Inaf e a industrie come Leonardo Finmeccanica e Thales Alenia Space. Questa missione dimostra come la comunità scientifica italiana giochi un ruolo di primissima importanza, inoltre la partnership storica con la NASA si è dimostrata una cruciale opportunità di crescita sia delle aziende che dei ricercatori italiani. Lavorare fianco a fianco con l’agenzia spaziale numero uno al mondo ha permesso un salto di qualità immenso per il sistema paese, sia per la capacità tecnologica che per il nostro capitale umano».

Larga 20 metri e alta 4,5, Juno è la sonda alimentata a energia solare che si è spinta più lontano dalla nostra stella madre, ma è anche la prima sonda che orbiterà attorno ai poli di Giove nonché la prima che ne studierà il nucleo interno con il Gravity Experiment. La missione è decisamente ambiziosa perché Giove è un pianeta che nel Sistema solare ha delle unicità straordinarie ed è ancora un mistero sotto molti punti di vista. Juno è la seconda missione del programma New Frontiers dell’ente spaziale statunitense e il suo obiettivo è lo studio dell’origine e dell’evoluzione del pianeta Giove. Analizzerà il gigante gassoso sotto ogni punto di vista, dalla magnetosfera (facendo misure di campo magnetico, di particelle energetiche e di campi elettrici magnetici), all’aurora, passando per l’atmosfera superficiale fino a mille chilometri di profondità.

Realizzazione grafica di Davide Coero Borga – Media INAF

Realizzazione grafica di Davide Coero Borga – Media INAF

L’Italia partecipa alla missione con due strumenti: JIRAM e KaT. Il primo è il Jovian InfraRed Auroral Mapper, uno spettrometro ad immagine (finanziato dall’ASI, realizzato da Finmeccanica e operato sotto la responsabilità scientifica dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (IAPS) dell’INAF di Roma) che nell’infrarosso svolgerà indagini negli strati superiori dell’atmosfera gioviana andando a caccia di metano, vapore acqueo, ammoniaca e fosfina; ma soprattutto fornirà immagini delle spettacolari aurore infinite che “decorano” i poli di Giove. L’altro strumento italiano è il Ka-Band Translator, uno strumento di radioscienza realizzato dall’Università La Sapienza di Roma e da Thales Alenia Space Italia sempre con il supporto di ASI. In realtà di italiano c’è anche il sensore d’assetto Autonomous Star Tracker, realizzato da Leonardo-Finmeccanica, che ha guidato Juno verso l’orbita gioviana, dove continuerà a inviare informazioni sulla posizione della sonda, permettendole di mantenere sempre la rotta prestabilita. La sonda porta con sé anche una placca dedicata a Galileo Galilei, fornita dall’Agenzia Spaziale Italiana: una copia in alluminio dell’originale manoscritto in cui Galileo ha descritto per la prima volta le 4 lune di Giove, note infatti come lune galileiane. A bordo anche 3 figurine LEGO, che rappresentano Galileo, Giove e sua moglie Giunone.

Alberto Adriani, ricercatore dell’INAF-IAPS di Roma e Principal Investigator dello strumento JIRAM a bordo di Juno: «Finalmente dopo undici anni di lavoro di cui 5 di viaggio attraverso lo spazio siamo finalmente a Giove, la meta tanto attesa! E adesso arriva il bello: non vediamo l’ora di accendere i nostri strumenti e raccogliere i primi dati scientifici, che ci permetteranno di svelare molti aspetti ancora ignoti del più grande e ostile di tutti i pianeti del nostro Sistema solare!».

Juno ha iniziato il suo “tour” attorno a Giove in un’orbita di 53,5 giorni, in modo da risparmiare carburante. La fase di raccolta dei dati scientifici, invece, richiederà un’orbita di 14 giorni che inizierà dopo l’ultima accensione dei motori il prossimo 19 ottobre. La conferma dell’inserimento in orbita è stata data dopo aver ricevuto le prime telemetrie di tracciamento da Juno, monitorata costantemente dal Jet Propulsion Laboratory della NASA in California, così come dal centro operativo Lockheed Martin di Juno in Colorado. I dati di telemetria e monitoraggio sono stati ricevuti dalle antenne del Deep Space Network della NASA in California, e a Canberra, Australia.

Il doodle di Google dedicato a Juno

Il doodle di Google dedicato a Juno

«È stata la cosa più difficile che la Nasa abbia mai fatto», ha detto il responsabile scientifico della missione Juno Scott Bolton, quando il motore della sonda si è spento e il veicolo ha raggiunto la posizione corretta nell’orbita di Giove. «Il mio motore principale sta andando, Sto bruciando, bruciando, bruciando per te, Giove!», si legge nel tweet pubblicato in quel momento dalla missione della Nasa. E per l’occasione Google ha dedicato il suo doodle quotidiano alla prima missione a sorvolare i poli del pianeta.

Allora buona permanenza su Giove a Juno!

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