DIPENDE DAI PUNTI DI VISTA

Quanto è grande il raggio di Venere?

In un articolo pubblicato da Nature Communications, un gruppo di ricercatori, prevalentemente italiani, guidati da Fabio Reale dell’Università di Palermo e associato INAF, hanno scoperto che le dimensioni di Venere dipendono dalla lunghezza d’onda nella quale viene osservato

     23/06/2015

venus-transitA volte si dice che è questione di punti di vista. Nel caso del pianeta Venere più che una frase fatta si è rivelata una concreta realtà.

In un articolo pubblicato da Nature Communications, un gruppo di ricercatori, prevalentemente italiani, guidati da Fabio Reale dell’Università di Palermo e associato INAF, hanno scoperto che le dimensioni di Venere dipendono dalla lunghezza d’onda nella quale viene osservato.

Nella ricerca pubblicata si analizzano, infatti, le osservazioni da satellite di Venere ottenute durante il transito (come si fa per i pianeti extrasolari transitanti) del 2012 davanti al Sole per misurarne il raggio. In pratica si è registrato che il raggio di Venere dipende dalla banda con cui lo osservi, e in particolare mentre in banda ottica il raggio di Venere è più grande di 80 km del pianeta solido, coincidendo con lo strato di nubi, nelle bande più energetiche il raggio aumenta, fino ad arrivare a 150 km, in banda X, oltre la superficie solida. Questo mostra la presenza di un gas nella ionosfera di Venere a grandi altezze che è invisibile nella banda ottica, ma che è opaco alla radiazione più energetica.

Venere passa davanti al sole di rado, con coppie di transiti a soli 8 anni di differenza che si verificano dopo lunghi vuoti di oltre 100 anni. E infatti il prossimo transito avverrà tra oltre cento anni, nel 2117. Lo studio quindi assume una particolare importanza non solo per lo studio del pianeta ma anche nel pianificare le quote delle prossime sonde orbitanti che verranno inviate a studiare Venere.

«E’ stato un modo originale di studiare un evento raro come il transito di Venere – dice Fabio Reale primo autore dell’articolo – che ci è venuto in mente mettendo in comune le nostre esperienze nelle bande X e UV con le nuove tematiche sui pianeti e le loro atmosfere. Abbiamo sviluppato un metodo che ci ha permesso di scendere al di sotto della risoluzione strumentale, dando un risultato inatteso, utile per sondare la struttura dell’alta atmosfera di Venere e valutare come vengono frenate le sonde che gli si avvicinano».

«Questo studio dimostra come sia importante osservare in diverse bande di energia i vari fenomeni astrofisici, incluse le atmosfere dei pianeti extrasolari», dice Giusi Micela, direttrice dell’INAF – Osservatorio Astronomico di Palermo e coautrice dello studio. «Osservazioni di atmosfere di esopianeti simili a Venere – continua – sono ancora lontane dalle nostre capacità attuali, ma questa ricerca ci potrà servire da guida per lo studio di atmosfere di pianeti accessibili agli strumenti in via di costruzione o progettazione. In particolare le atmosfere di pianeti più massicci fino alle superTerre attorno a stelle di piccola massa sono l’obiettivo di missioni spaziali dedicate, come ARIEL, selezionata da ESA insieme ad altri due progetti, per la fase di studio per una missione da lanciare nel 2026 nel programma Cosmic Vision». «Le atmosfere planetarie – conclude – sono anche fra gli obiettivi scientifici principali dei grandi telescopi del futuro come JWST e E-ELT. Se saremo abbastanza fortunati da trovare una Terra attorno a una stella come il Sole molto vicina a noi, sarà possibile studiarne l’atmosfera e le eventuali condizioni di abitabilità».