NON C’È TRACCIA DELL’IMPATTO

Estinzione dei mammut: niente meteorite

La serie di campioni di roccia raccolti in Siria a prova di un disastroso impatto da meteorite avvenuto 13mila anni fa (e che avrebbe poi dato vita al Grande Congelamento e all’estinzione dei mammut) è da attribuire a banali incendi di capanne primitive, all’Età della Pietra

     07/01/2015
L'impatto di un meteorite di grandi dimensioni sulla Terra, nel rendering di un artista.

L’impatto di un meteorite di grandi dimensioni sulla Terra, nel rendering di un artista.

Altro che impatto cosmico! I frammenti di roccia imperlati di goccioline silicee e che si pensavano essere i resti di un disastroso impatto da meteorite avvenuto 13mila anni fa (controverso innesco di un periodo geologicamente breve di clima freddo approssimativamente compreso tra 12.800 e 11.500 anni fa), sarebbero invece da attribuire all’incendio di un nucleo di abitazioni primitive e risalenti alla Stone Age.

È quanto sostiene un nuovo studio della University of California, che esclude definitivamente una serie di campioni ritrovati in Siria e da sempre portati a sostegno della tesi dell’impatto.

Il Grande Congelamento (tecnicamente conosciuto come Dryas recente) non è figlio del controverso impatto cosmico di cui si è discusso a partire dagli anni Ottanta e che nel giro di un migliaio di anni avrebbe portato all’estinzione di mammut e grandi mammiferi che abitavano la Terra del Pleistocene, compresa l’intera popolazione dei Clovis, un gruppo di ominidi paleoamericani, così come si pensa abbia prodotto, milioni di anni prima, la scomparsa dei dinosauri (vedi MediaINAF).

Allora un gruppo di ricercatori aveva suggerito che il periodo di raffreddamento delle temperature avvenuto fra le due grandi glaciazioni fosse da mettere in relazione con l’impatto di una cometa o di un meteorite in America del Nord.

Lo studio della University of California, pubblicato online dal Journal of Archaeological Science, ha analizzato le gocce di scorie silicee rinvenute in quattro siti in Siria settentrionale e risalenti a un periodo compreso fra 10mila e 13mila anni fa. Confrontando questo genere di reperti con i frammenti portati a prova della teoria di impatto cosmico in relazione al Dryas recente, i ricercatori sono riusciti a dimostrare come tutti i reperti siano spiegabili come semplici scorie di antichissimi incendi di abitazioni primitive. Quando l’uomo era già padrone del fuoco, ma evidentemente poco esperto di sistemi anti-incendio.

I territori settentrionali della Siria dove sono stai effettuati i ritrovamenti hanno ospitato i primi insediamenti agricoli lungo il fiume Eufrate. Le abitazioni di allora consistevano in strutture a mattoni in fango e paglia, molte delle quali portano ancora i segni di principi di incendio.

«Almeno per ciò che riguarda i reperti siriani, la teoria dell’impatto cosmico è da escludere», taglia corto Peter Thy, ricercatore presso il Davis Department of Earth and Planetary Sciences della University of California e primo firmatario del paper.

E i risultati a favore sono molteplici: anzitutto i campioni raccolti non presentavano tracce di terreni provenienti da altre regioni o continenti come ci si aspetterebbe da un tipo di impatto così violento; le rocce sono imperlate da goccioline la cui modellizzazione corrisponde a basse temperature ben distanti dai bollori di un evento di grandi dimensioni; per non parlare del fatto che l’insieme dei reperti proviene da siti archeologici collocabili in un arco di 3mila anni, troppo lasco per giustificare un singolo evento.