La chiamavamo Marghe, come una compagna di scuola. Alla festa del suo 90° compleanno, le avevo recitato una poesia, patetica nella sua bruttezza, del tipo: «…Se quel che è vero è scritto dentro’l cielo/come vedere può chi sa vedere/dacci una mano, Marghe, per piacere…” Lei, gran signora, rideva di gusto, con in mano le insegne di Dama di Gran Croce che Napolitano le aveva appena fatto avere. Ecco riassunta Marghe: spiritosa, goliardica, ma conscia di rappresentare una bandiera per il Paese. Ci ha lasciato l’esempio che uno scienziato non vive isolato ma che ha forti responsabilità politiche, a tutto campo. Comunicava l’astronomia e la passione per la scienza ed era la più brava, ma non solo. Atea e amante dei gatti, si definiva “gattocomunista”, e di essere comunista non aveva mai fatto mistero (non andava tanto d’accordo con il gotha del PD…). Ci ha insegnato che era politica, per lei, anche la continua lotta al veleno mentale della astrologia, o la sua costante battaglia per la presenza a tutti i livelli di donne nella scienza e nella cultura. Ma niente di ciò che ci ha lasciato Marghe finisce con lei. Tutti insieme, dalle scuole elementari all’Accademia dei Lincei, ci proveremo.
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