ATTIVO DIECI ANNI FA, ORA DORME

Un buco nero in letargo

Un team di ricercatori ha avvistato un buco nero inattivo al centro della galassia a spirale NGC 253. Nel 2003 assorbiva e inghiottiva gas e materiale dalla galassia, ma nel frattempo si è "addormentato". Per gli astronomi il motivo è ancora un mistero, ma con osservazioni congiunte di Chandra e NuSTAR in futuro sperano di osservarne il risveglio.

     12/06/2013
Credit: NASA/JPL-Caltech/JHU)

Credit: NASA/JPL-Caltech/JHU)

Anche i buchi neri vanno in letargo, proprio come gli orsi: possono fare provviste per “l’inverno” e poi godersi il meritato riposo. Una decina di anni fa, nel 2003, con il telescopio orbitale della NASA Chandra gli astronomi avevano osservato un buco nero attivo nelle vicinanze della galassia a spirale NGC 253, nella costellazione dello Scultore. Recentemente NuSTAR (Nuclear Spectroscopic Telescope Array) della NASA ha osservato nuovamente quel buco nero e ha notato che si è “addormentato”, diventando inattivo.

Le osservazioni simultanee con Chandra e NuSTAR hanno  mostrato che il buco nero non assorbe più gas e materiali dal disco di accrescimento.

Il “bello addormentato” ha una massa 5 milioni di volte superiore a quella del Sole e si trova proprio al centro della Galassia dello Scultore, una galassia molto attiva a 13 milioni di anni luce da noi. Ma perché ora il buco nero è inattivo? I buchi neri si nutrono del gas e del materiale che li circondano. Quando si esaurisce questo “carburante” i buchi neri vanno in letargo. Questo caso, però, è particolare, perché il buco nero in questione si trova al centro di una galassia particolarmente attiva e gli astronomi non hanno ancora determinato se l’attività di formazione stellare stia aumentando o diminuendo. In realtà gli studiosi non sanno da quanto il buco nero sia addormentato, ma osservazioni future risolveranno il mistero.

Nei prossimi anni i ricercatori osserveranno il buco nero periodicamente con entrambi i telescopi per catturare il momento del risveglio. Lo studio guidato da Bret Lehmer è stato pubblicato su The Astrophysical Journal.

Il team di ricercatori ha anche scoperto un oggetto particolare, quello che viene chiamato sorgente di raggi X ultra luminosi (ULX): dei buchi neri che traggono energia da stelle limitrofe. Sono di gran lunga più brillanti di un comune buco nero, ma più rari da trovare rispetto a quelli che si osservano al centro delle grandi galassie.

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