UNO STUDIO SU SCIENCE

Le diverse origini delle Supenovae Ia

Presentato su Science di questa settimana un lavoro di analisi condotto su 188 Supernovae di tipo Ia. Scoprendo che non sono tutte uguali e il loro diverso spettro, come la diversa velocità di espansione, dipende dal loro luogo di origine. Il commento di Stefano Benetti dell'INAF-Osservatorio Astronomico di Padova.

     07/03/2013

supernovaePerché le Supernovae di tipo Ia, che sono le esplosioni stellari più energetiche e uniforme esistenti nell’Universo, presentano tra loro caratteristiche spettrali diverse. A questa domanda ha provato a risponde una studio che ha come primo autore Xiaofeng Wang in uscita sul numero settimanale di Science.

Il team di ricercatori ha esaminato 188 Supernovae di tipo Ia giungendo alla conclusione che la diversità nello spettro dipende dal loro luogo d’origine. I ricercatori infatti hanno scoperto che le Supernovae che si espandono ad una velocità più elevata sono generalmente concentrate nella zona più interna e luminosa della galassia che le ospita. Non solo ma fanno parte di galassie generalmente più grandi e più luminose di quelle abitate dalle loro “cugine” che hanno una “normale” velocità di espansione.

Messi insieme questi due dati, i ricercatori hanno desunto che le Supernovae di tipo Ia che sono in rapida espansione provengono, probabilmente, da popolazioni di stelle più giovani e ricche di metalli rispetto alle Supernovae “normali”.  Questo porta inoltre i ricercatori a dire che la presenza di  Supernovae ad alta velocità di espansione  potrebbe essere limitata a galassie con evoluzione chimica sostanziale.

“Un lavoro molto interessante – dice Stefano Benetti dell’INAF – Osservatorio Astronomico di Padova –  che ha il pregio di aver accertato numericamente alcune associazioni che da tempo si ipotizzavano, in particolare il fatto che le Supernovae ad alta velocità di espansione tendessero ad esplodere in regioni di più alta formazione stellare”.

“Tutti gli ultimi lavori – continua Benetti – sono il coronamento di sforzi osservativi-interpretativi iniziati più di 25 anni fa (grosso modo nel 1988) specialmente con i lavori di David Branch (Oklahoma University) e quelli svolti ad Asiago (uno mio nel  1989; Barbon et al nel 1990) sulla diversità delle Supernovae Ia.  In tutti questi anni è stato profuso un enorme lavoro di raccolta di dati sempre più perfezionati che permettono ora di intravedere, grazie allo studio sistematico delle piccole differenze riscontrabili negli spettri di queste Supernovae,  quale sistema progenitore stia alla base di queste esplosioni termonucleari, che ricordiamo sono dei potenti metri per determinare le distanze cosmiche e quindi la geometria, la forma dell’Universo”.

“Chiaramente – conclude l’astronomo dell’INAF di Padova – più conosciamo il funzionamento di questi metri campione più confidenza avremmo sulle distanze con essi determinate e le conseguenti implicazioni cosmologiche, che ricordiamo hanno portato al Nobel 3 colleghi, 2 anni or sono”.