SAREBBE IL PIÙ GIOVANE DELLA GALASSIA

Il buco nero bebè

Individuati fra i resti di una supernova i segni di quello che pare essere un buco nero neonato, mille anni appena. La suggestiva immagine multibanda – in radio, infrarosso e X – è stata ottenuta grazie al VLA, al Palomar e a Chandra.

     13/02/2013
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L’immagine multibanda di W49B, ottenuta combinando dati radio (in rosa), infrarossi (in giallo) e in X (in blu e verde). Crediti: X: NASA/CXC/MIT/L.Lopez et al; Infrarosso: Palomar; Radio: NSF/NRAO/VLA

Fiocco azzurro o fiocco rosa? Nonostante il tripudio cromatico che lo avvolge, immortalato nell’immagine qui a fianco da tre “fotografi” d’eccezione, questa volta il fiocco potrebbe essere nero. È la conclusione alla quale sono giunti gli scienziati del team guidato da Laura Lopez, astrofisica del Massachusetts Institute of Technology (MIT), dopo aver combinato le immagini multibanda – radio, infrarosso e X – generate dai fotoni provenienti da W49B. Ben celato all’interno dello stupendo fiore variopinto che ne emerge, dicono i dati, potrebbe esserci un buco nero di appena mille anni. Il più giovane fra quelli conosciuti nella Via Lattea.

Situata a circa 26mila anni luce da noi, W49B è quel che resta di una supernova: un’immensa nuvola costituita dai residui d’una stella esplosa, appunto, circa un millennio addietro rispetto a quel che vediamo ora dalla Terra. Per studiarla in dettaglio, gli astrofisici si sono avvalsi non di uno bensì di tre strumenti, i tre fotografi di cui dicevamo prima: il telescopio spaziale Chandra della NASA, sensibile ai fotoni X, il Palomar Observatory del Caltech per i fotoni infrarossi e il Very Large Array per quelli radio.

Il ritratto che ne è uscito ha lasciato Lopez e colleghi un po’ sorpresi. Quando a originare la supernova è la morte d’una stella di grande massa, come in questo caso, le esplosioni che ne derivano sono generalmente simmetriche, con il materiale che si disperde più o meno uniformemente in tutte le direzioni. Nel caso di W49B, invece, analizzando la distribuzione degli atomi di ferro rispetto a quelli – più leggeri – di zolfo e silicio, risulta che il materiale vicino ai poli della stella rotante è stato espulso a velocità molto superiori rispetto a quello proveniente dalla fascia equatoriale.

Ma c’è qualcosa d’altro d’inatteso, dice l’articolo appena pubblicato su The Astrophysical Journal. O meglio: qualcosa che manca all’appello. Scrutando all’interno della nube multicolore, gli astrofisici erano abbastanza certi d’imbattersi in una stella di neutroni, l’oggetto compatto che esplosioni di stelle come questa sono solite lasciare in eredità. Il verdetto di Chandra, però, è senz’appello: di stelle di neutroni, lì dentro, non c’è traccia. Dunque, quel che si è formato dev’essere qualcosa di ben più esotico, deducono gli scienziati: un buco nero. Per l’esattezza, un buco nero bebè, ancora in fasce nella sua scintillante culla.

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