A MILANO SI ESIBISCONO I DEPRODUCERS

Musica da Planetario

Che cosa mette insieme l'astronomia e la musica? Un'idea di Vittorio Cosma, ex PFM, il Planetario di Milano con il suo direttore Fabio Peri e la musica sperimentale. Al Teatro Dal Verme si esibiscono dal vivo. Il racconto dello spettacolo

     02/02/2013
Fabio Peri e Deproducers durante lo spettacolo

Fabio Peri e Deproducers durante lo spettacolo

La premessa è che è un’ottima iniziativa. Intendiamo quella che ha messo insieme il Planetario di Milano e il gruppo musicale Deproducers, nato da un’idea dell’ex PFM Vittorio Cosma che ha messo insieme altri ex, come Max Casacci ex Subsonica e l’ex Litfiba Gianni Maroccolo unendoli a Riccardo Sinigallia, produttore dei Tiromancino. Un’iniziativa che è stata accolta calorosamente dal numeroso pubblico del Teatro Dal Verme a Milano, nella sua unica rappresentazione, finalmente dal vivo dopo l’sucita dell’album.

Planetario. Musica per conferenze spaziali è il tentativo, più o meno riuscito, di mettere insieme divulgazione astronomica e musica. Tentativo che è già stato percorso in diversi ambiti dello spettacolo, più o meno grandi, ma che non credo avesse mai trovato occasione così importante con interpreti altrettanto riconosciuti. Se infatti abbiamo detto degli orchestrali, va ricordato anche che narratore di questo spettacolo astronomico-musicale è stato il Direttore del Planetario di Milano, Fabio Peri.

Qualche motivo di dubbio mi viene dalla scelta musicale. Si è trattato di musica sperimentale, che sembrava alla ricerca di quella tonalità sonora che caratterizzava i film degli anni ‘60/’70 quando doveva interpretare i cosiddetti suoni spaziali. O in altre occasioni passare repentinamente da rapide note che avrebbero potuto accompagnare Spielberg in Incontri ravvicinati del terzo tipo, ad atmosfere decisamente più lenti che ricordavano opere come Solaris di Tarkovsky. Musica complessa che non sempre è sembrata in sintonia con le immagini, molto belle, che scorrevano sul palco e sullo schermo posto sul palco, in una scenografia decisamente accattivante. “Ascoltando” lo spettacolo non ho capito se la musica ispirasse il tema astronomico o si ispirasse ad esso. Sicuramente si è ispirato al tema astronomico l’inserimento, in questo concerto strumentale e sperimentale, del brano (reinterpretato si dice, ma a me è parso eguale) di Noi siamo i figli delle stelle di Alan Sorrenti. Affine tematicamente, stridente musicalmente. Va però detto che il sito StoriadellaMusic.it, esprimendo apprezzando per la musica dei Deproducers la definisce “musica strumentale per palati finissimi”.

Dal punto di vista della divulgazione c’è poco da dire: il direttore del Planetario è stato efficace nella sua sintesi, oltre che nelle doti di narratore. Semmai la scelta degli argomenti non sempre è sembrata seguire quell’unico filo conduttore che ci è apparso dominante: la vita su altri pianeti e l’esplorazione umana.

Un piccolo appunto per la parte finale, quando si è parlato dello spirito umano di colonizzare altre terre, facendo l’esempio della conquista delle Americhe, con l’idea che da questa parte del globo vi fosse la vita e da quell’altra no, o peggio vi fosse una umanità degna di colonizzare. Quella del ‘500 fu una conquista, seguita all’involontaria scoperta di una terra ricca soprattutto di oro. La voglia di esplorare umana riguarda terre sconosciute e disabitate, non la colonizzazione di terre abitate. Questo, insieme ad un veniale errore sul numero di astronauti italiani andati sulla Stazione Spaziale Internazionale (tre non sei), unico elemento di italianità unitamente ad una registrazione di Roberto Vittori sulla fragilità del sistema terrestre, è il solo passaggio che andrebbe corretto.

httpvh://youtu.be/Le0wlO8A2hI