
Il futuro di Ariane dipende da un accordo tra Francia e Germania, mentre l’Italia con il suo Vega è spettatore, interessata come è a un nuovo lanciatore che permetta alle nostre industrie di partecipare al suo sviluppo con il know how delle tecnologie usate per Vega. Mentre la Francia punta ad un Ariane 6, tarato su satelliti di grandi dimensioni, i tedeschi vorrebbero una evoluzione di Ariane 5, Ariane ME, che mantenga il lancio di coppie di satelliti seppur con dimensioni più appropriate alla richiesta del mercato. Secondo i tedeschi questa soluzione permetterebbe inoltre di non pesare ulteriormente sulle casse dei paesi membri. Restii i francesi che invece ritengono tale soluzione limitata.
Secondo nodo da sciogliere è quello relativo alla Stazione Spaziale Internazionale. In realtà in questo caso si tratta di pianificare una decisione che per larga parte è già stata discussa nell’ambito delle relazioni internazionali e fatta propria dalla NASA: prolungare la vita della ISS fino al 2020 (la data di cessazione prevista è il 2015). Una decisione inevitabile ma che comunque va da una parte ratificata e dall’altra pianificata. L’ESA deve decidere come contribuire fattivamente al proseguo dell’attività della ISS. L’ATV, ad esempio, (il veicolo da trasporto europeo), è fermo ad una pianifacazione di cinque missioni (tre compiute) e non ne sono previste altre. Certo si può decidere di esserci e basta e in quel caso si paga il contributo. Ma sarebbe assai riduttivo senza un ritorno industriale e tecnologico. Insomma non basterà decidere di accettare il prolungamento della vita della ISS, ma anche come l’ESA e, soprattutto, i singoli paesi (è un programma opzionale) decideranno di partecipare.
Infine EXOMARS, la strategia europea per lo studio di Marte. Dopo il parziale stop della NASA, in particolare per il rover previsto per il 2016, l’ESA si è rivolta alla Russia che si è detta disponibile a mettere a disposizione il lanciatore Proton per l’invio del rover. In cambio ha chiesto la possibilità di contribuire con propri strumenti alla missione. Per l’Italia questo potrebbe comportare la necessità di un passo indietro: fatto salvo che il drill (il trapano) che perforerà la superficie di Marte dovrebbe essere realizzato nel nostro paese dal team guidato da Amalia Ercoli Finzi, eventuali altri contributi dovranno fare i conti con i russi. Per l’INAF, l’Istituto Nazionale di Astrofisica che con lo IAPS di Roma è particolarmente coinvolto nel progetto, si tratta di capire. Ma c’è anche la convinzione, nel caso, di poter collaborare direttamente con i russi alla realizzazione degli strumenti. Non manca, però, anche un aspetto finanziario. La nuova configurazione di EXOMARS si ritrova ora con la necessità di un finanziamento ulteriore di 100 milioni di euro. Altro nodo, non semplice, da sciogliere.
Su tutto il meeting aleggia anche un’altra questione, che non verrà decisa in questa due giorni ma che rappresenta un punto aperto: il ruolo dell’Unione Europea nella gestione delle politiche spaziali e come l’Agenzia Spaziale Europea dovrà confrontarsi con esso.






