IL TRANSITO OSSERVATO DALLE SVALBARD

Sole di mezzanotte per Venere

Al circolo polare artico anche un gruppo di ricercatori dell'INAF, guidati da Giuseppe Piccioni, P.I. dello strumento VIRTIS a bordo della sonda Venus Express. Un modo per approfondire gli studi su Venere ma anche la tecnica per la ricerca dei pianeti extrasolari.

     06/06/2012

Il cielo è stato un po’ nuvoloso, ma non a sufficienza per fare da guastafeste: Venere ha dato spettacolo passando davanti al Sole di mezzanotte e il passaggio è stato seguito dall’Artico da una spedizione scientifica di cui fanno parte quattro italiani guidati da Giuseppe Piccioni, ricercatore presso Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).

”È andata abbastanza bene nonostante il cielo polare fosse un po’ nuvoloso. Abbiamo avuto qualche difficoltà durante la fase iniziale del transito, ma abbiamo visto bene tutto il percorso di Venere sul disco del Sole e la parte finale. Possiamo ritenerci soddisfatti”, ha detto Piccioni. ”Abbiamo ottimi dati che contiamo di analizzare al più presto – ha proseguito – e che confronteremo anche con altre osservazioni fatte da altri angoli della Terra”.

In particolare, ha osservato il ricercatore, ”la nostra spedizione aveva il duplice scopo di osservare il transito con telescopi basati a Terra e contemporaneamente direttamente da Venere, attraverso la sonda europea Venus Express per confrontare i dati raccolti”.

Piccioni è il responsabile dello strumento VIRTIS, lo spettrometro a bordo della sonda Venus Express e alle Svalbard era presente l’intero il gruppo internazionale che lavora alla missione Venus Express dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA).

Il transito, ha proseguito il ricercatore, è un importante banco di collaudo anche per la tecnica dei transiti utilizzata sia per scoprire pianeti esterni al Sistema Solare, sia per studiare la loro atmosfera. ”Aver assistito al transito di Venere – ha aggiunto Piccioni – ci permette di verificare questa tecnica da vicino, all’interno del nostro Sistema Solare e di confrontate dei dati che potrebbero essere simili a quelli di un pianeta extrasolare, Venere infatti è simile ai pianeti scoperti all’esterno del sistema solare e si è trattato di un test importante per osservare futuri transiti di pianeti extrasolari”.

In pratica analizzando il Sole con tecniche spettroscopiche che scompongono la luce della nostra stella prima e dopo il transito è possibile vedere nel dettaglio le firme dei gas dell’atmosfera di Venere. Nel caso di Venere, dai dati inviati dalle sonde, si conosce già quale è la composizione dell’atmosfera del pianeta gemello della Terra, così confrontando i dati ottenuti dalle osservazioni del transito con le informazioni già disponibili i ricercatori pensano di collaudare questa tecnica che viene usata anche per analizzare le atmosfere dei pianeti extrasolari.

I ricercatori sono riusciti a vedere anche il cosiddetto effetto goccia nera, ossia la forma di una piccola lacrima nera che sembra connettere Venere al Sole poco dopo che il pianeta è entrato pienamente nel disco solare e più tardi, quando ha cominciato a lasciare il disco: ”un effetto abbastanza scenografico – ha raccontato Piccioni – dovuto alle turbolenze dell’atmosfera terrestre”. Di interesse scientifico è invece un altro effetto spettacolare, una sorta di arco di luce osservato intorno al disco del pianeta nei primi minuti e gli ultimi del transito, “che permette di vedere nel dettaglio – ha concluso il ricercatore – la composizione chimica dell’atmosfera di Venere”.