IMMAGINI DAL SISTEMA SOLARE

Saturno, la quiete dopo la tempesta

L'ultimo fotogramma della tempesta nell'emisfero nord di Saturno realizzato dalla sonda Cassini: un biglietto di invito per "Occhi su Saturno", la manifestazione che si terrà il 26 maggio, dedicata all'osservazione del Signore degli anelli.

     07/05/2012

Era stata  battezzata “la grande tempesta del Nord” ma avremmo anche potuto chiamarla “l’infinita tempesta del nord”.  È una tempesta nell’emisfero nord del pianeta Saturno con una superficie di dimensioni abnormi e fulmini 10.000 volte più intensi di quelli terrestri. È la piu grande tempesta registrata dagli anni ’90 sulla superficie del pianeta, iniziata a fine 2010 e di cui solo ora si vede la fine. Dalla sua scoperta e per tutta la sua durata, la tempesta è stata seguita e ripresa dagli strumenti a bordo della sonda Cassini, fino a produrre a febbraio 2012 questo bellissimo ultimo fotogramma. Un’immagine  che rappresenta un ottimo biglietto di invito per “Occhi su Saturno”,  l’evento che il 26 maggio verrà dedicato in tutta Italia all’osservazione del Signore degli anelli.

L'ultimo fotogramma della grande temepsta del nord scattato dalla Cassini. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute

L’immagine è stata realizzata l’11 febbraio 2012 dalla wide-angle camera, mentre la Cassini inquadrava il pianeta da appena sotto il piano degli anelli che nell’immagine compaiono come una riga nera in primo piano, non essendo illuminati dalla luce del Sole. La sonda Cassini si trovava in quel momento a 2,8 milioni di chilometri da Saturno e la risoluzione è di 170 chilometri per pixel. L’immagine è stata realizzata con un filtro nell’infrarosso centrato a 752 nanometri e per questo risulta in bianco e nero. Questo ritratto è l’ultima tappa di un filmato lungo oltre un anno in cui, da diverse angolazioni e con illuminazioni varie, Cassini ha ripreso la nascita e l’evoluzione dell’enorme tempesta (vedi la serie di immagini). Oggi, nell’emisfero nord, dove l’atmosfera era stata in passato sconvolta ed erano presenti enormi formazioni nuvolose, sono visibili solo tracce di questo violento passato.

Ma a guardare bene, la preziosa fotografia presenta anche qualche sorpresa aggiuntiva. Poco visibili e quasi nascoste, fanno capolino tra gli anelli 4 delle oltre 60 lune di Saturno. Mimas, di 396 chilometri di diametro, appare come un punto luminoso quasi al centro del disco del pianeta, appena sotto gli anelli. Encelado, di 504 chilometri di diametro, è appena piu spostata sulla destra, visibile in tutto il suo splendore sullo sfondo scuro del cielo, sempre al di sotto del piano degli anelli. Le due ultime lune presenti, Giano ed Epimeteo, a causa delle loro minuscoli dimensioni quasi si perdono a confronto con il pianeta. Giano (179 chilometri) è appena visibile come un piccolo puntino all’estremo destra dell’immagine, mentre Epimeteo (113 chilometri) si trova appena sopra gli anelli sull’estrema sinistra dell’inquadratura. Per renderle più visibili nell’immagine, queste due minuscole lune sono state rese in post produzione più luminose di Saturno e delle altre lune di un fattore 1.5 e  1.4 rispettivamente. Solo uno dei trucchi della scienza per rendere ancora più belli i ritratti di Saturno realizzati negli anni dalla missione Cassini.

Ed è proprio per riportare questo magnifico Saturno sotto la luce dei riflettori, o per meglio dire nel campo di vista dei telescopi, che il 26 maggio in occasione del 300° anniversario dalla morte di Gian Domenico Cassini, verrà organizzata in varie sedi italiane la manifestazione “Occhi su Saturno”,  un’osservazione pubblica su scala nazionale che coinvolgerà astrofili, osservatori e planetari. Una manifestazione da non perdere, promossa dall’Osservatorio Astronomico Comunale “G.D.Cassini” e l’Associazione Stellaria, con la collaborazione dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell’INAF e dell’Unione Astrofili Italiani.

La rubrica “Immagini dal Sistema Solareè a cura della Southern Europe Regional Planetary Imaging Facility (SRPIF), la Fototeca NASA ospitata presso lo IAPS di Roma con la collaborazione dello Space Photography Laboratory (SPL), la Fototeca dell’Università dell’Arizona.