DALL’INAF-OSSERVATORIO DI PADOVA ALL’ARIZONA

Un mega sensore per LBT

Con i suoi circa 700kg e 2m di larghezza il mega sensore rappresenta uno dei prodotti più ambiziosi nell’ambito delle tecniche di ottica adattiva, quella tecnica che consente di cancellare la distorsione della luce degli astri da parte della nostra atmosfera.

     22/03/2012

Lunedì 12 Marzo il primo dei due maggiori sensori di fronte d’onda per il telescopio LBT ha lasciato l’Osservatorio Astronomico di Padova dell’INAF. Tappa intermedia in Germania al Max Plank Institute di Heidelberg, destinazione finale il grande telescopio binoculare LBT a Mount Graham in Arizona.

Per peso, dimensioni, e numero di stelle contemporaneamente misurabili questo sensore di fronte d’onda, il cui compito sarà quello di determinare la turbolenza dell’atmosfera terreste nella prima fascia fino a qualche centinaia di metri dal suolo, è senza dubbio il più grande del mondo e sarà eguagliato solamente dal suo gemello che seguirà nel volgere di poco meno di un anno.

Il sensore infatti è destinato allo strumento interferometrico che permetterà di combinare la luce dei due enormi occhi di questo telescopio fondendoli in una unica immagine che presenterà una finezza di dettagli paragonabile a quella di un telescopio di 23metri di diametro.

Con i suoi circa 700kg e 2m di larghezza questo dispositivo rappresenta uno dei prodotti più ambiziosi nell’ambito delle tecniche di ottica adattiva, quella tecnica che consente di cancellare la distorsione della luce degli astri da parte della nostra atmosfera. Per farlo un sistema meccanico robotizzato consente di raccogliere la luce di 12 stelle, convogliarle sulla punta di altrettanti piramidi di vetro per poi raccogliere le informazioni attraverso una camera ottica velocissima che scatterà immagini della turbolenza dello strato più basso dell’atmosfera, generalmente il più importante in termini di contributo alla distorsione delle immagini, fino a 1000 volte al secondo.

Il sensore è stato concepito e realizzato interamente in italia e l’Osservatorio di Padova ne ha curato la realizzazione dei componenti da parte delle industrie italiane, l’integrazione e l’allineamento.

Quest’ultima operazione ha visto impegnati Jacopo Farinato, Alessandro Brunelli, Marco Dima e Valentina Viotto dell’INAF-Osservatorio di Padova, Maria Bergomi e Luca Marafatto dell’Università degli Studi di Padova. Il sensore realizza uno dei concetti ideati da Roberto Ragazzoni, sempre dell’INAF-Osservatorio di Padova, che ne ha supervisionato la realizzazione.

Il sensore ora verrà integrato assieme ad altre componenti realizzati in varie parti d’Europa presso il Max Planck di Heidelberg prima di procedere alla volta del telescopio binoculare in Arizona per un primo assaggio del suo comportamento una volta illuminato dalla luce di 12 stelle.

Si tratta di un passo importante nello sviluppo delle cosidette ottiche adattive a largo campo facendo seguito ai successi già ottenuti dai sensori basati su piramidi ottiche già ottenuti al telescopio Nazionale TNG alle Isole Canarie, con lo strumento MAD presso il telescopio Europeo VLT in Cile e quelli ottenuti sempre ad LBT in Arizona ad opera principalmente del gruppo dell’INAF-Osservatorio di Arcetri.

È certamente anche una sfida in termini di complessità oltre che di numeri e dimensioni, che spiega il coinvolgimento di parecchi Istituti Europei in questo passo successivo nello sviluppo delle tecniche di cancellazione dello sfuocamento delle immagini da parte dell’atmosfera. Una tecnica peraltro, che ha già avuto ricadute importanti ad esempio in campo medico per la realizzazione di sensori oftalmologici a dimostrazione di quanto la ricerca di base possa risultare importante anche in campi di rilevanza per la vita di ogni giorno.

Il Press KIT

*INAF –  Osservatorio Astronomico di Padova