NEL 2016 MISSIONE CONGIUNTA ESA/NASA

ExoMars: l’Europa che scenderà su Marte

È in programma per il 2016 il lancio di nuova missione destinata al pianeta rosso. Si tratta di ExoMars, frutto della collaborazione fra Europa e Stati Uniti. Il commento di Roberto Orosei (INAF-IFSI Roma)

     13/06/2011

Si chiama ExoMars ed è molto più che l’ennesima sonda destinata ad entrare in orbita intorno al pianeta rosso: rappresenta l’inizio di una nuova fase dell’esplorazione di Marte.Oltre che dallo spazio la missione ExoMars, in programma per il 2016, permetterà di studiare il pianeta anche molto più da vicino grazie al modulo EDM (Entry, descent and landing Demonstrator Module) che verrà fatto scendere sulla superficie. Durante la discesa, EDM ne approfitterà per effettuare analisi sull’atmosfera e, una volta atterrato, acquisirà dati sui campi elettrici superficiali del pianeta. Ma l’impresa di ExoMars, e quella di EDM in particolare, sarà un banco di prova importantissimo per testare le tecnologie di entrata in atmosfera, discesa e atterraggio che l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha sviluppato e messo a punto per il progetto. Per questo oltre ad essere di tipo scientifico, gli obiettivi della missione sono in gran parte dimostrativi.

“Se questo lander avrà successo” commenta Roberto Orosei dell’INAF-IFSI di Roma “l’ESA ci guadagna in termini di competitività tecnologica, perché potrà eguagliare gli Stati Uniti. Non solo: potrà assicurarsi il ruolo di partner alla pari nella realizzazione della fase successiva dell’esplorazione di Marte”.

Questo nuovo ambizioso passo per il quale ci si sta preparando, è quello che ci permetterà di scrivere un capitolo completamente nuovo della storia dell’esplorazione planetaria, realizzando qualcosa che ancora non è stato fatto: raccogliere dei campioni su Marte e riuscire a farli arrivare integri sulla Terra. “L’obiettivo al quale stiamo puntando, un programma nel quale l’ESA ha tutte le intenzioni di partecipare attivamente, è lo sviluppo di tecnologia che permetta di realizzare il sample returning, ovvero il ritorno di campioni” spiega Orosei. “Si tratta di riuscire a  portare sulla superficie di Marte un dispositivo che raccolga dei campioni e che li depositi in un modulo in grado di decollare. Una volta in orbita, il contenitore dovrà essere agganciato da un orbiter, una sonda, in grado di riportarlo sulla Terra. Il percorso per realizzare tutto questo, passa anche dal successo che ci si augura avrà la missione di ExoMars e di EDM in particolare.”

Nel 2016 l’ESA dovrà quindi superare un esame importante, affrontando una missione che, tuttavia, è frutto della collaborazione con la NASA. “È importante che si tratti di una missione integrata tra NASA e ESA, perché è questo l’obiettivo di lungo termine che bisogna avere: trasformare l’esplorazione di Marte non in una competizione, come è stata invece la corsa per la Luna, ma piuttosto in uno sforzo internazionale. Da una parte, in questo modo, si riducono i costi perché ciascun partner fornisce solo una parte dell’intero sistema. Dall’altra è anche un  modo in cui le diverse nazioni imparano a collaborare a un obiettivo senz’altro prestigioso, qualcosa che potrebbe avere delle ripercussioni politiche di lungo termine specialmente se si aggiungono anche Paesi come Cina, Giappone, India e Russia.”