
“Se questo lander avrà successo” commenta Roberto Orosei dell’INAF-IFSI di Roma “l’ESA ci guadagna in termini di competitività tecnologica, perché potrà eguagliare gli Stati Uniti. Non solo: potrà assicurarsi il ruolo di partner alla pari nella realizzazione della fase successiva dell’esplorazione di Marte”.
Questo nuovo ambizioso passo per il quale ci si sta preparando, è quello che ci permetterà di scrivere un capitolo completamente nuovo della storia dell’esplorazione planetaria, realizzando qualcosa che ancora non è stato fatto: raccogliere dei campioni su Marte e riuscire a farli arrivare integri sulla Terra. “L’obiettivo al quale stiamo puntando, un programma nel quale l’ESA ha tutte le intenzioni di partecipare attivamente, è lo sviluppo di tecnologia che permetta di realizzare il sample returning, ovvero il ritorno di campioni” spiega Orosei. “Si tratta di riuscire a portare sulla superficie di Marte un dispositivo che raccolga dei campioni e che li depositi in un modulo in grado di decollare. Una volta in orbita, il contenitore dovrà essere agganciato da un orbiter, una sonda, in grado di riportarlo sulla Terra. Il percorso per realizzare tutto questo, passa anche dal successo che ci si augura avrà la missione di ExoMars e di EDM in particolare.”
Nel 2016 l’ESA dovrà quindi superare un esame importante, affrontando una missione che, tuttavia, è frutto della collaborazione con la NASA. “È importante che si tratti di una missione integrata tra NASA e ESA, perché è questo l’obiettivo di lungo termine che bisogna avere: trasformare l’esplorazione di Marte non in una competizione, come è stata invece la corsa per la Luna, ma piuttosto in uno sforzo internazionale. Da una parte, in questo modo, si riducono i costi perché ciascun partner fornisce solo una parte dell’intero sistema. Dall’altra è anche un modo in cui le diverse nazioni imparano a collaborare a un obiettivo senz’altro prestigioso, qualcosa che potrebbe avere delle ripercussioni politiche di lungo termine specialmente se si aggiungono anche Paesi come Cina, Giappone, India e Russia.”






