Non è il pianeta più piccolo del Sistema solare, ma sembra che ultimamente si parli di Marte solo per sottolinearne le dimensioni ridotte e la massa modesta. Non si tratta di accanimento da parte dei ricercatori, ma di un susseguirsi di studi che tentano di spiegare perché questo nostro vicino di casa non sia più simile alla Terra o a Venere, come ci si aspetterebbe. Trovare una risposta non significa gettar luce unicamente sul passato del pianeta rosso, ma su quello del Sistema solare e su dinamiche di formazione planetaria comuni anche a sistemi extrasolari.
Se, nei giorni scorsi, la rivista Nature pubblicava una ricerca che sottolineava il legame fra le dimensioni di Marte e le dinamiche della sua formazione, che sarebbe stata decisamente frettolosa, oggi pubblica i risultati di un nuovo studio che affronta la questione da un punto di vista più ampio, coinvolgendo anche altri protagonisti.
Un gruppo internazionale di scienziati, guidato da Kevin Walsh, ricercatore presso il Southwest Research Institute® (SwRI®), ha effettuato una consistente serie di simulazioni per riprodurre virtualmente il Sistema solare come presumibilmente poteva essere ai primordi. È stato così possibile trovare nuove importanti conferme alla teoria delle “migrazioni” del gigante Giove, che, ancora in fase di formazione, si sarebbe spostato verso l’interno, spingendosi ad appena 1,5 Unità Astronomiche (UA) dal Sole. Sapendo che 1 UA è pari alla distanza media fra Terra e Sole, è facile intuire che l’ingombrante visitatore ha fatto incursione in una zona che all’epoca era ancora molto ricca di gas, rocce e polveri. Questo materiale sarebbe stato a disposizione di Marte che, accrescendolo su di sé avrebbe potuto raggiungere massa e dimensioni paragonabili a quelle di Terra e Venere: probabilmente sarebbe andata proprio così se non ci fosse stato Giove a fare, per così dire, man bassa.
Questa ipotesi basata sugli spostamenti di Giove, prima verso l’interno del Sistema solare e successivamente verso l’esterno, non trova giustificazioni soltanto nella crescita interrotta di Marte, anzi: quello che gli autori pensavano essere un ostacolo a questa teoria, si rivela essere una ulteriore conferma, dimostrando che tutto torna. Il presunto “ostacolo” è la fascia degli asteroidi attualmente presente fra Marte e Giove: gli spostamenti di quest’ultimo potevano essere incompatibili con la sua esistenza. Invece, stando alle simulazioni, non solo i “viaggi del gigante” sono i sintonia con la presenza della fascia, ma ne giustificano anche alcune caratteristiche che finora non erano state ben comprese. È un risultato fantastico, così come lo ha definito lo stesso Walsh.