SPECIALE RICADUTE TECNOLOGICHE

Fotocamera corazzata per Mercurio

Partirà alla volta di Mercurio fra tre anni, a bordo della sonda BepiColombo dell'ESA. HRIC è il sistema che ci invierà immagini ultradettagliate della superficie del pianeta. Ne parliamo con Michele Zusi, dell'Osservatorio Astronomico di Capodimonte, a Napoli.

     05/04/2011

Solo pochi giorni fa la sonda MESSENGER della NASA ha concluso con successo le operazioni orbitali attorno al pianeta Mercurio ed ha iniziato a raccogliere i primi dati, aprendo di fatto l’esplorazione scientifica del pianeta. Anche l’Agenzia Spaziale Europea, ESA, ha in programma una missione che partirà alla volta del pianeta più interno del nostro Sistema solare nel 2014: BepiColombo. A bordo della sonda volerà una batteria di strumenti scientifici di prim’ordine, tra cui SIMBIO-SYS, uno dei quattro esperimenti di BepiColombo che coinvolgono la comunità scientifica italiana insieme all’accelerometro ad alta sensibilità ISA, all’esperimento di radioscienza MORE, e allo strumento SERENA per lo studio dell’ambiente particellare.

Uno dei tre sottosistemi che costituiscono SIMBIO-SYS e denominato HRIC (High spatial Resolution Imaging Channel), è stato ideato e progettato presso l’Osservatorio Astronomico dell’INAF di Capodimonte a Napoli. HRIC è sostanzialmente un sofisticato sistema di imaging ad alta risoluzione che permetterà di raccogliere immagini della superficie di Mercurio con un livello di dettaglio senza precedenti: 5 metri per pixel. Ma non sarà facile per HRIC lavorare: la vicinanza del pianeta al Sole comporta notevoli stress termici sulla struttura della sonda. A complicare ulteriormente le cose, la sonda BepiColombo sarà investito da un flusso di radiazioni cosmiche e particelle emesse dal Sole molto più intenso di quello che sperimentiamo alla distanza a cui si trova la Terra. Un “bombardamento” in grado di compromettere qualunque sistema elettrico ed elettronico se non opportunamente schermato.

È stato dunque necessario studiare attentamente tutti questi fattori anche nella progettazione e nella realizzazione di HRIC per ridurre i rischi di malfunzionamento. Per conoscere meglio questo progetto abbiamo rivolto alcune domande a Michele Zusi, ricercatore dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Capodimonte, che collabora al progetto guidato dal PI Pasquale Palumbo, sempre dell’OA-Capodimonte.

Zusi, di cosa si occuperà questo strumento e quali sono i suoi punti di forza?

HRIC sarà l’esperimento che andrà letteralmente a fotografare la superficie di Mercurio con un grado di dettaglio elevatissimo, ben oltre quello che oggi MESSENGER è in grado di ottenere. Le immagini raccolte ci permetteranno così di studiare approfonditamente l’evoluzione della geologia del pianeta.

Qual è il coinvolgimento dell’INAF nel progetto HRIC?

INAF ha la leadership dello sviluppo dello strumento. In particolare qui a Capodimonte ci siamo occupati principalmente della realizzazione del progetto ottico. Inoltre abbiamo collaborato allo sviluppo di tutte le altre componenti di HRIC, come l’elettronica e i sensori, determinando quali dovessero essere le loro caratteristiche per rendere pienamente efficiente e affidabile lo strumento. La Società Selex Galileo inoltre è incaricata della realizzazione dello strumento.

Uno studio per niente marginale quest’ultimo, visto quello che sarà l’ambiente in cui si troverà a operare la sonda e i suoi strumenti…

BepiColombo dovrà affrontare un viaggio di ben sei anni prima di arrivare a Mercurio e si troverà a operare in condizioni estreme: pensate che lo sbalzo di temperatura tra la zona illuminata e quella in ombra sarà di circa 600 gradi centigradi. Noi però siamo sicuri di aver fatto un ottimo lavoro. Abbiamo anche ricostruito al calcolatore lo scenario in cui si troverà il nostro strumento, simulando tutte le sollecitazioni, anche le più violente, in cui potrebbe trovarsi durate la missione. E ora siamo impazienti di vederlo “in azione”!

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