
“Durante i test per la realizzazione di AMICA, condotti in particolari camere climatiche realizzate ad hoc e che simulano le condizioni di temperatura e pressione del plateau antartico dove opererà lo strumento, ci siamo sorpresi del fatto che alcuni componenti elettrici e meccanici si surriscaldavano durante il loro funzionamento invece che gelarsi” commenta Oscar Straniero, direttore dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Teramo e Principal Investigator di AMICA. “Un fenomeno che abbiamo capito essere dovuto alla bassa densità dell’aria, che in queste condizioni non è un buon mezzo per dissipare il calore”.
Per far fronte a queste condizioni estreme, ogni singolo componente della camera è stato studiato e modificato per sopportare gli stress termici e meccanici di un ambiente così ostile: dai circuiti elettronici ai motori elettrici, fino ai cuscinetti a sfera, in parte rimpiazzati con elementi ceramici e in parte dotati di sistemi di riscaldamento. “AMICA è stata ovviamente ideata per guardare le stelle e in climi artici, ma un’altra applicazione su cui stiamo lavorando, del tutto opposta per ambiente operativo e area di applicazione, è utilizzare questo strumento per la ricerca e l’individuazione di zone boschive interessate a incendi nelle loro primissime fasi di sviluppo”, prosegue Straniero. “Questo per attivare rapidamente le operazioni di allarme e intervento, minimizzando così gli effetti del rogo”.
Dai ghiacci alle fiamme dunque, la tecnologia di AMICA ha davvero un vastissimo campo di applicazioni. Ed ora non rimane che attendere le sue prime immagini astronomiche. Lo strumento è giunto qualche settimana fa alla base Dome C sul plateau antartico, per essere assemblato e iniziare la complessa procedura di collaudo che lo porterà a inizio 2012 nella sua piena fase operativa.
Per saperne di più:
Oscar Straniero ai microfoni di Media INAF sulle sfide tecnologiche della camera AMICA






