AL POLO SUD IL SISTEMA SOLARE FOSSILE

Il meteorite venuto dai ghiacci

Un gruppo di ricercatori francese ha trovato in mezzo alla neve dell'Antartide frammenti di roccia formatisi nel disco protostellare vicino al Sole. Hanno caratteristiche diverse dalla polvere di cometa finora studiata. E riaprono interrogativi sulla formazione del pianeta Terra e dell'origine della vita. Lo studio su Science

     06/05/2010

Sono una manna caduta dal cielo i due frammenti fossili del Sistema Solare primordiale riemersi dai ghiacci dell’Antartide. Per miliardi di anni, sin da quando il disco protostellare da cui hanno avuto origine i pianeti vorticava intorno al Sole, quel meteorite da cui arrivano i granuli ha vagato nel cosmo. Dopo un tempo interminabile è precipitato dallo spazio, frantumandosi nell’impatto con l’atmosfera terrestre in granelli di qualche centinaio di micrometri, che sono caduti al suolo e rimasti sepolti sotto la spessa coltre di neve accumulatasi al polo Sud nell’ultimo mezzo secolo. Queste “pietruzze” antichissime serbano i segreti più reconditi delle origini del Sistema Solare primordiale. Per i ricercatori francesi, guidati da Jean Duprat del CNRS di Orsay, che le hanno rinvenute hanno un valore inestimabile. Sono come “nastri” nei quali è impresso il racconto di ciò che è avvenuto in un lontanissimo passato. La composizione chimica di questi due minuscoli frammenti infatti potrebbe fornire una nuova chiave di lettura sulla formazione del nostro pianeta e persino sull’incipit della vita sulla Terra.
I cacciatori di “meteoriti” in Antartide, ricercatori presso la base italo-francese Concordia, sono riusciti a trovare la “pepita d’oro” che stavano cercando grazie a profondi carotaggi da cui hanno estratto colonne di neve, successivamente sciolta e passata al setaccio con filtri estremamente fini. Così, impigliati nella trama, sono tornati a galla i due micrometeoriti, soprannominati particella 19 e particella 119.
Secondo quanto riportato questa settimana sulla rivista Science, l’analisi del make-up porta a escludere che siano originari della nube di polvere interstellare. Si sarebbero invece formati proprio nel disco primordiale del nostro sistema solare. Rispetto alla polvere di cometa raccolti dalla missione Stardust della NASA, che selezionati e specializzati laboratori di tutto il mondo, Italia (INAF) compresa, stanno analizzando, questi frammenti hanno dimensioni maggiori e una diversa composizione chimica, che permette di aggiungere nuove tessere del puzzle.
Infatti questi due granuli di polvere sono estramamente ricchi di carbonio e contengono una quantità esagerata di deuterio, un isotopo stabile dell’idrogeno. Un contenuto organico così alto, normalmente, è tipico dello spazio interstellare dove le nubi molecolari si aggregano a formare nuove stelle. Tuttavia i ricercatori hanno identificato materiali cristallini racchiusi in queste particelle che portano la “firma” chimica del sistema solare, cioè indicano chiaramente che si sono formate vicino al Sole e sono più recenti del previsto. Queste due scoperte, messe insieme, contraddicono la consolidata idea che tutta la materia organica contenente deuterio in eccesso abbia origine interstellare. I micrometeoriti dell’Antartide rimettono la questione in discussione e aprono nuovi scenari  sul primo arrivo di materiale organico sulla Terra che potrebbe aver innescato la vita.