
“Anche l’Italia partecipa al progetto LOFAR a livello di collaborazione scientifica”, precisa Luigina Feretti, direttore dell’IRA-INAF, l’Istituto di radioastronomia di Bologna. “In futuro, saremmo molto interessati ad allestire una stazione LOFAR a Medicina, ma al momento mancano i fondi. L’impianto, infatti, richiede un investimento da un milione di euro”.
Questa osservazione da record può far luce sul bizzarro comportamento delle pulsar, piccole stelle di neutroni (pochi chilometri di diametro) estremamente compatte (hanno una massa superiore a quella del Sole) che vorticano su se stesse a velocità elevatissime ed emettono lampi di radiazione nelle frequenze radio e non solo. Da quarant’anni gli scienziati cercano di capire con precisione l’origine di questi impulsi.
“Secondo i modelli più accreditati sulle pulsar, la radiazione emessa alle diverse lunghezze d’onda proviene da altezze diverse sopra la superficie altamente magnetizzata della stella”, spiega Marta Burgay, radioastronoma dell’Osservatorio di Cagliari. “L’osservazione contemporanea in un ampio spettro elettromagnetico è di estremo interesse perché ci permette di fare una sorta di Tac, la tomografia assiale computerizzata, delle zone di emissione delle pulsar. Questi studi ci potranno aiutare a capire qual è il motore che fa pulsare le pulsar”.






