MAPPA A COLORI CON I NOMI DELLE DIVINITÀ

Benvenuti al sud della cometa 67P

La sonda Rosetta è riuscita ad avvicinarsi di nuovo al nucleo di 67P/ Churyumov-Gerasimenko, e ora si trova alla distanza di 35 km dalla sua superficie. La camera ad angolo stretto di OSIRIS ha raccolto immagini alla risoluzione di 80 cm per pixel, scoprendo tre nuove regioni nel suo emisfero australe

     25/02/2016
La sonda Rosetta. Crediti: ESA

La sonda Rosetta. Crediti: ESA

In seguito ai mesi di attività intensa della cometa 67P/ Churyumov-Gerasimenko, intorno al perielio dello scorso agosto, la sonda Rosetta è riuscita di nuovo ad avvicinarsi al nucleo cometario in tutta sicurezza. Gli scienziati ne stanno dunque approfittando per raccogliere immagini ad alta risoluzione dell’emisfero sud della cometa.

Questa settimana la sonda si trova a circa 35 km di distanza dal nucleo, il che significa che la camera ad angolo stretto di OSIRIS riesce a fotografare la superficie con una risoluzione di circa 80 cm per pixel. Grazie a questo altissimo dettaglio, il team scientifico di OSIRIS ha potuto aggiornare le proprie mappe di alcune regioni precedentemente non definite.

Nei mesi scorsi sono state identificate tre regioni nuove, che sono state chiamate Bes, Geb e Meith. Seguendo la convenzione adottata fino ad ora per le altre 23 regioni, anche a queste sono stati attribuiti nomi di divinità egizie.

«Per le regioni dell’emisfero sud abbiamo rispettato la regola di denominazione che prevede di utilizzare divinità maschili per il lobo più grande (detto anche corpo), e quelle femminili per il lobo più piccolo (o testa), mentre per le regioni della parte che connette i due lobi (il collo) abbiamo Hapi nell’emisfero nord e Sobek in quello sud, che rappresentano divinità legate al fiume Nilo», spiega Ramy El-Maarry dell’Università di Berna, membro del team che si occupa della mappatura della superficie del nucleo. «L’emisfero sud sembra molto più piatto rispetto a quello nord, tuttavia possiamo vedere grandi scogliere anche a sud, inclusa la regione denominata Neith sul lobo piccolo, e Geb e Anhur sul lobo grande».

Ramy aggiunge che fino ad ora sono state identificate 7 regioni nel lobo sud, e 19 in quello nord. «Osserviamo meno variazioni nella regione a sud, perché in quella zona mancano depositi di materiale, polveri o grandi depressioni», dice. «Riguardo a questo, ci sono due vantaggi: il primo è che siamo in grado di studiare la superficie reale del nucleo con grande dettaglio, senza polveri che la coprano, in secondo luogo abbiamo meno nomi da dover memorizzare!».

I confini approssimativi delle nuove regioni sono indicati, insieme alle altre regioni già note, nella mappa qui sotto:

Mappa della cometa 67P che identifica i confini approssimativi delle regioni in cui è suddiviso l'emisfero sud, in seguito alla definizione delle tre nuove regioni: Bes, Geb e Meith. Crediti: ESA/Rosetta/OSIRIS/El-Maarry et al. 2016 (in preparazione)

Mappa della cometa 67P che identifica i confini approssimativi delle regioni in cui è suddiviso l’emisfero sud, in seguito alla definizione delle tre nuove regioni: Bes, Geb e Meith. Crediti: ESA/Rosetta/OSIRIS/El-Maarry et al. 2016 (in preparazione)

Il team ha bisogno di immagini a risoluzione più alta nell’emisfero sud prima di poter finalizzare una mappa dettagliata con i confini esatti tra regioni geomorfologiche distinte tra loro. Mentre questo lavoro si sta finalizzando, questa mappa a risoluzione intermedia fornisce una base di supporto per la raccolta di nuove immagini con OSIRIS.

Ad esempio, nell’immagine qui sopra si vede in alto la regione del “collo” denominata Hapi, e accanto piccole porzioni di Seth, Anubis e Atum in alto a sinistra. Al centro, sotto ad Hapi, domina Geb, con una parte di Bes a sinistra. Sul collo Geb diventa Sobek prima di incontrare Neith e Worset, verso l’estrema destra.

Nei prossimi mesi la sonda Rosetta continuerà a studiare da vicino il nucleo della cometa 67P, fino a quando, a settembre prossimo, terminerà la propria missione planando sulla sua superficie. Fino ad allora siamo certi che non smetterà di regalarci panorami mozzafiato e di aprire nuovi scenari sulla nostra conoscenza del sistema solare.