IL CASO HH 24

Il risveglio della forza stellare

Nel complesso della nube molecolare di Orione, una giovane stella in fase di formazione sta lanciando nello spazio due spettacolari getti di materia, che ricordano le spade laser di Guerre Stellari. Le immagini ottenute dal telescopio spaziale Hubble hanno permesso di osservare questi particolari oggetti, noti come Herbig-Haro, avvolti dal gas e dalla polvere a cui gli astronomi danno la caccia

     17/12/2015

Al centro dell’immagine l’oggetto Herbig-Haro 24. Credit: ESA/Hubble & NASA, D. Padgett (GSFC), T. Megeath (University of Toledo), and B. Reipurth (University of Hawaii)

In perfetta sincronia con l’uscita del settimo episodio di “Guerre Stellari, Il risveglio della Forza”, non ci poteva mancare la nostra “spada laser” cosmica a doppia lama. Al centro dell’immagine, ottenuta dal telescopio spaziale Hubble, e parzialmente oscurata da una sorta di mantello di polvere tipo Jedi, una giovane stella sta sparando nello spazio due getti gemelli di materia diametralmente opposti, un atto che dimostra le spaventose “forze” presenti nel nostro Universo.

Questo oggetto non si trova in una galassia lontana lontana, bensì nella Via Lattea e più precisamente all’interno di una turbolenta regione dello spazio nota come la “complessa nube molecolare Orion B”, situata ad appena 1350 anni luce nella costellazione di Orione.

Ricordando un po’ la spada laser di Darth Maul nel primo episodio di Guerre Stellari – La minaccia fantasma, questi spettacolari getti di materia che attraversano tutta l’immagine hanno origine da una stella che si sta attualmente formando e che è oscurata alla vista dal gas e dalle polveri che la circondano.

Quando le stelle si formano all’interno di gigantesche nubi di gas, parte della materia circostante collassa formando un disco ruotante che circonda la protostella. Il disco rappresenta quella regione dello spazio dove si potrà successivamente formare un nuovo sistema planetario. Ad ogni modo, in questa fase iniziale, la stella un po’ come Jabba, il grosso extraterrestre simile a una lumaca, è interamente concentrata a saziare il suo appetito. Il gas presente nel disco si riversa sulla protostella e, una volta nutrita, essa si “risveglia” emettendo due getti di gas ad alta energia che si dipartono dai poli in direzioni opposte.

HH24_Orione

L’immagine mostra l’oggetto HH 24 e la regione di cielo circostante come vista da un osservatorio terrestre. Credit: NASA, ESA, Digitized Sky Survey 2

La “Forza” che accompagna questi due getti è molto potente: infatti, il loro effetto nell’ambiente circorstante dimostra la vera potenza del “Lato Oscuro” dato che l’esplosività che li caratterizza risulta molto più efficiente di quella che potrebbe emergere dalla “Morte Nera”, l‘arma di distruzione di massa della saga. Man mano che i getti si propagano nello spazio ad alta velocità, al loro interno si formano una serie di onde d’urto supersoniche che riscaldano il gas circostante fino a migliaia di gradi.

Inoltre, durante l’interazione tra i getti e il gas e la polvere che libera vaste regioni dello spazio, si creano onde d’urto curve. Queste rappresentano l’anticamera dei cosiddetti oggetti di Herbig-Haro (HH), una sorta di addensamenti “aggrovigliati” di nebulosità. L’oggetto protagonista di questo studio è noto con la sigla HH 24.

Appena a destra della stella avvolta dal “mantello di polvere”, si nota una coppia di punti alquanto luminosi. Si tratta di stelle giovani che analogamente mostrano le loro deboli “spade laser”. Uno dei due oggetti, parzialmente nascosto e visibile solamente in banda radio, ha scavato una specie di tunnel attraverso la nube di polvere, che si nota nella parte in alto a sinistra dell’immagine, esibendo un getto più largo che ricorda la “forza di un lampo”.

HH 24 rappresenta la regione in cui si trova la densità più elevata di getti di tipo Herbig-Haro noti. Metà di essi sono stati rivelati nello spettro del visibile e circa lo stesso numero nell’infrarosso. Le osservazioni di Hubble di questa regione dello spazio sono state realizzate nell’infrarosso e hanno permesso al telescopio spaziale di “forare”, per così dire, il gas e la polvere che avvolgono le stelle nascenti e di ottenere immagini più chiare degli oggetti HH a cui gli astronomi danno la caccia.