L’UNIVERSO NEL VINO PER DE SALLE E TATTERSALL

Un calice di stelle

Che cosa unisce il vino alle stelle? Niente di più che quello che unisce gli esseri viventi e anche i non viventi: gli elementi chimici e successive molecole che compongono quanto ci circonda nella componente che conosciamo. O, in altri casi, il nome di qualche particolare bottiglia

     28/08/2015

33 Tattersall Stesa_correzChe cosa unisce il vino alle stelle? Niente di più che quello che unisce gli esseri viventi e anche i non viventi: gli elementi chimici e successive molecole che compongono quanto ci circonda nella componente che conosciamo. O, in altri casi, il nome di qualche particolare bottiglia.

E’ questo lo spunto che traiamo per recensire il libro di Robert De Salle e Ian Tattersall, Il tempo in una bottiglia, Storia naturale del vino, edito dalle edizioni Codice. Vi è un capitolo basato specificatamente sulla composizione chimica del vino dal titolo “il vino è polvere di stelle”, ma non è l’unico che affronta il vino e l’alcol che lo compone, dal punto di vista scientifico. il saggio, in maniera divulgativa e divertente, racconta le diverse sfaccettature di questa bevanda: che si tratti della sua storia o delle tecnologie antiche e moderne per ottenerlo; del possibile uso degli ogm e l’influenza dei cambiamenti climatici; dell’importanza del terreno; della presenza di alcol in alimenti insospettabili come il pane appena sformato; del perché alcuni metabolismi necessitino di alcool e  di cosa ha fatto si che l’uomo fin dall’antichità abbia sviluppato bevande alcoliche; ma anche di quali sono i fattori chimici che danno il piacere dell’alcol e di quali, superati i limiti, producono uno sgradevole mal di testa.

Tutto ciò facendo di questa bevanda, apprezzata nel mondo, un oggetto del sapere e non solo del gusto. Un modo diverso di guardare una bottiglia di vino, un modo diverso che può essere gradevole sia per chi apprezza la “bevanda” che per chi, pur non apprezzandola, è comunque curioso di conoscerne quegli aspetti che non sono sviluppati in una degustazione standard.

Tornando alla polvere di stelle, il libro racconta, come ebbero modo di dimostrare l’astrofisico Ben Zuckerman e i suoi collaboratori, che la grande nube molecolare al centro della Via Lattea ha rivelato la presenza di alcool puro, tanto da essere appellata, scherzosamente dal un altro astrofisico, Neil de Grasse Tyson, il Bar della Via Lattea. Certo l’alcool in confronto all’acqua presente nella nube non ne farebbe un bar apprezzato dai cultori del vino, ma il quantitativo è tale, calcolano gli autori, da poterne ottenere “100 ottilioni di litri di alcool puro”.