IL RICORDO A 150 ANNI DALLA SCOMPARSA

La Luna di Giovanni Plana

A Voghera il ricordo dell'astronomo che studiò approfonditamente la rotazione del nostro Satellite. Nella cittadina pavese una giornata evento promossa da Comune, museo di scienze naturali e archivio storico. In programma anche una prolusione del presidente INAF Giovanni Bignami.

     16/01/2014

Untitled-1A 150 anni dalla sua  scomparsa, la città di Voghera ricorda Giovanni Plana, il concittadino che ha saputo distinguersi per studi di astronomia e geodetica. Barone e senatore del Regno di Sardegna, è stato un personaggio la cui grande personalità è stata elemento di distinzione in pubblico e privato, a rinforzo di un carisma scientifico che lo spinse verso importanti risultati, principalmente sul moto di rotazione lunare.

La celebrazione avviene con una giornata a lui dedicata e in programma per il 20 gennaio: un incontro con gli studenti di scuole medie e superiori presso il cinema Arlecchino, la mattina, e una conferenza nella sala consigliare, il pomeriggio.

“Giovanni Plana. Un astronomo tra Voghera e la Luna” è il titolo scelto per la giornata evento e promossa da Assessorato alla Cultura, Museo di Scienze Naturali e Archivio storico della città. Fra gli interventi previsti quello di Giovanni Fabrizio Bignami, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e accademico dei Lincei. In programma con lui il presidente dell’Accademia delle Scienze torinese Alberto Conte, e i colleghi dell’Osservatorio Astrofisico di Torino e associati INAF Anna Curir e Giuseppe Massone.

Per l’occasione è stata realizzata una piccola pubblicazione, curata dall’Archivio storico civico e dal civico Museo di Scienze naturali, che permette a tutti di scoprire il valore e la personalità di Giovanni Plana. “Uomo di scienza e di cultura (Giovanni Plana, ndr), è stato un precursore dei tempi moderni e le sue attività vengono ricordate ancora oggi negli ambienti scientifici e accademici” scrive il sindaco di Voghera Carlo Barbieri nella prefazione al testo.

Precursore e irriverente, certo Plana lo è stato. Una mattina dell’aprile 1796, dopo la vittoria di Napoleone nella prima battaglia della Campagna d’Italia, erige un albero della libertà, simbolo della rivoluzione, nel cortile della scuola di Sant’Agata. La polizia di Voghera, allertata dalle autorità scolastiche, inizia un’inchiesta per scoprire e punire i responsabili. Una volta confessato al padre la propria colpevolezza, la famiglia, per preservarlo da accuse di simpatie rivoluzionarie, decide di inviarlo a Grenoble da una zia. Lì continua gli studi e diventa amico di Stendhal. Seguono gli anni all’École Polytechnique di Parigi. Tra i suoi maestri ha Lagrange, di cui sposerà una nipote. Tornato in Italia nel 1811 e presto occupa le cattedre di matematica della Scuola imperiale di Artiglieria del Piemonte e quella di astronomia presso l’Università degli Studi di Torino. Nel 1813 diventa direttore dell’Osservatorio astronomico della città. Sono gli anni delle osservazioni dalle tettoie di Palazzo Madama, primo parlamento italiano. Nel 1832 porta a termine la redazione di un trattato, la Théorie du mouvement de la Lune (Teoria del moto della Luna), considerato fondamentale. Per questo lavoro, iniziato con Francesco Carlini nel 1813, ma completato da solo, Plana otterrà la medaglia d’oro della Royal Astronomical Society.

Nella regione a nord-est del Mare Serenitatis sulla Luna, è posizionato il cratere dedicato a Giovanni Plana, una formazione circolare di 27 km con versanti poco scoscesi e danneggiati dall’intrusione di Mason e di Plana C a nord-est. Il periodo migliore per la sua osservazione è cinque giorni dopo la luna nuova oppure quattro giorni dopo la luna piena.