FINALISSIMA PER IL PROGRAMMA DISCOVERY

Tre missioni possibili per la NASA

Quale scegliere tra un nuovo lander su Marte, una capsula per navigare gli oceani di Titano o una cavalletta robotica per le comete? Tre progetti in gara per una commessa da oltre 400 milioni di dollari. Solo uno diventerà realtà. Ecco le opinioni di Enrico Flamini (ASI) e Gabriele Cremonese (INAF).

     10/05/2011

Visione artistica di Titan Mare Explorer (TiME)

Una stazione su Marte, una capsula per solcare gli oceani di Titano, una cavalletta che saltella sulle comete. Eccoli, in sintesi, i tre progetti selezionati dalla NASA in gara per il Discovery Program , il piano di finanziamento per missioni di esplorazione del Sistema solare che trasformerà solo uno di essi in realtà. Quale dei tre andrà ad aggiungersi alla prestigiosa scuderia che comprende MESSENGER, Dawn, Stardust e Deep Impact, solo per fare qualche esempio? In attesa del prossimo anno, quando la NASA effettuerà una nuova attenta analisi che porterà alla scelta definitiva, i tre proponenti dovranno mettere a frutto i 3 milioni di dollari che hanno ricevuto in qualità di progetti selezionati. È necessario lavorare agli studi di fattibilità e, in generale, portare l’attuale fase di progettazione ad un livello superiore. A quel punto sapremo se ad aggiudicarsi 425 milioni di dollari (spese per il veicolo di lancio escluse), sarà GEMS, TiME o Comet Hopper ovvero se la destinazione sarà Marte, Titano o una cometa.

Geophysical Monitoring Station (GEMS) è un lander, una sorta di laboratorio automatizzato, destinato a scendere e sostare sulla superficie di Marte, così come fece Phoenix nel 2008. L’obiettivo della missione sarà lo studio della composizione dell’interno del pianeta. Grazie ai suoi tre strumenti principali,  GEMS sarà in grado di fare misure sulle oscillazioni e sull’attività sismica di Marte e studiarne l’aspetto geotermico. Questo genere di indagini promette di rivelarsi preziosa per la comprensione della formazione e dell’evoluzione dei pianeti di tipo roccioso, rendendo possibili anche nuovi interessanti confronti con quanto sappiamo dell’interno della Terra.

Titan Mare Explorer (TiME) punterebbe invece su Titano, la maggiore delle lune di Saturno. Come è successo in passato con Huygens, la capsula lanciata dalla sonda Cassini, anche nell’ambito della missione TiME è prevista la discesa attraverso la densa atmosfera della luna, fino a raggiungerne la superficie. Questa volta però (e sarebbe la prima volta nella storia dell’esplorazione del Sistema solare) la discesa terminerà nelle acque di uno degli oceani di metano e etano, dove la capsula galleggerà effettuando rilevamenti e analizzando la natura di questo particolare ambiente.

Comet Hopper, termine che ricorda grasshopper, ovvero “cavalletta” in inglese, raggiungerà una cometa e si poserà sulla sue superficie più volte e in posizioni diverse per analizzarne i cambiamenti e l’evoluzione man mano che varia l’influenza che il Sole ha su di essa. “È un progetto molto interessante,” commenta Gabriele Cremonese dell’INAF-Osservatorio di Padova. “Ogni cometa è un oggetto fine a sé stesso e di conseguenza, andarne a visitare un’altra ci consente di avere un campione maggiore di questi piccoli corpi e di conoscerli meglio”. Cremonese, oltre a collaborare all’analisi dei dati di MESSENGER, missione a suo tempo promossa dal Discovery Program, partecipa anche alla missione europea Rosetta, sonda che fra tre anni si metterà in orbita intorno a una cometa, 67P/Churyumov-Gerasimenko. “Sono comunque tutte e tre missioni innovative”, continua Cremonese. “Propongono ciascuna qualcosa di diverso rispetto a quanto è stato lanciato fino ad ora nell’ambito del programma Discovery”.

Dello stesso avviso anche Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI): “Hanno tutte e tre lo stesso grado di maturità tecnologica e di fattibilità di missione”. Dovendo scegliere, tuttavia, Flamini punterebbe su TiME, come naturale completamento della missione Cassini, alla quale l’Agenzia Spaziale Italiana partecipa come partner assieme a ESA e NASA. La sonda Cassini, in orbita intorno a Saturno e alle sue lune, continua ad ottenere risultati notevoli ed è motivo di soddisfazione per gli scienziati italiani. Tuttavia, come spiega Flamini: “nessuna sonda è mai scesa su un altro oceano. Questo significherebbe un salto di informazione, di complessità e anche di scienza perché ci sono mari di etano e metano e conoscerne le caratteristiche e la fisica è estremamente interessante. Anche come scienziato che fa parte del team di Cassini, in particolare del team dello strumento RADAR che ha studiato i mari di Titano, vedo questa missione come il completamento naturale di quel tipo di ricerca.”

A proposito di Italia, abbiamo chiesto a Flamini a quale di queste tre missioni potrebbero collaborare anche i nostri scienziati: “La possibilità di collaborazione scientifica da parte dell’Italia, a priori, c’è per tutte e tre queste missioni. L’Italia ha una grandissima competenza nell’ambito delle comete. Ellen Stofan, che è la proponente scientifica di TiME fa parte del team di RADAR, strumento a bordo di Cassini realizzato in collaborazione con l’Italia, per cui i rapporti scientifici sono ottimi. Per quanto riguarda GEMS, la missione destinata a Marte, dipende dal tipo di tecnologia che si intende usare per studiare l’interno del pianeta. L’Italia ha una forte competenza nello studio degli interni planetari attraverso la radioscienza, quindi potrebbe esserci anche in questo caso un’area di collaborazione.”

Non resta che aspettare, quindi, per sapere quale di queste tre nuove avventure verrà davvero intrapresa.