IL CRATERE È TRE VOLTE PIÙ ESTESO DI QUELLO DI MACHA IN RUSSIA

Cadde in Cina il più grande meteorite dell’Olocene

Un team di ricercatori di Shanghai e Guangzhou, in Cina, riporta su “Matter and Radiation at Extremes” la scoperta del cratere Jinlin: una struttura da impatto con un diametro di 820-900 metri situata su un versante collinare e sorprendentemente ben conservata all'interno di una spessa crosta granitica erosa dagli agenti atmosferici

     13/11/2025

Coperta di alberi ed erba, in una regione di basse montagne e colline nel nord-ovest della provincia del Guangdong, in Cina, vicino alla città di Zhaoqing, c’è una montagna alta circa 630 metri che, a vederla, è un po’ atipica: uno dei suoi versanti sembra presentare una depressione, una sorta di conca. Scavata da un meteorite, dice un articolo pubblicato il mese scorso su Matter and Radiation at Extremes. E non un meteorite qualunque: il più grande, finora trovato, risalente all’Olocene. Ben 900 metri di diametro – circa tre volte più grande del secondo in classifica, il cratere Macha in Russia – e incredibilmente ben conservato.

Immagine panoramica del cratere Jinlin ripresa da un drone, con indicata la posizione approssimativa del bordo del cratere e un inserto del fondo del cratere, che mostra un misto di terreno granitico eroso e frammenti di granito. Il righello giallo è lungo 20 centimetri. Crediti: Ming Chen

Il cratere Jinlin, questo il nome, è uno dei soli duecento crateri identificati in tutto il mondo ed è molto giovane in termini geologici. La causa più probabile, lo dicevamo, è l’impatto di un meteorite di composizione ancora sconosciuta, e sulla base delle misurazioni dell’erosione del suolo nelle vicinanze, potrebbe essersi formato durante la prima metà dell’Olocene, la nostra attuale era geologica, iniziata dopo l’ultima era glaciale circa 11.700 anni fa. Si presenta come una depressione leggermente ellittica a forma di conca con un diametro di 820-900 metri ed è ricoperto da uno spesso strato di granito eroso. Il bordo del cratere, così come il suo fondo, è composto principalmente da terreno granitico e da una piccola quantità di frammenti di granito. La prova che la sua origine sia l’impatto di un corpo extraterrestre è il ritrovamento, assieme al granito, di molti frammenti di quarzo con elementi caratteristici di deformazione planare. Come spiega Ming Chen, professore all’università di Shanghai e primo autore dello studio: «Sulla Terra, la formazione di deformazioni planari nel quarzo può essere dovuta solo alle intense onde d’urto generate dagli impatti di corpi celesti, poiché si formano a pressioni fra i 10 e i 35 gigapascal, valori che non possono essere prodotti da alcun processo geologico sulla Terra».

Ma la cosa più sorprendente di questo cratere è il suo ottimo stato di conservazione, soprattutto considerando le caratteristiche del luogo di ritrovamento. La Cina meridionale, infatti, è caratterizzata da climi monsonici tropicali e subtropicali, con abbondanti precipitazioni, elevata umidità e temperature elevate, tutte caratteristiche che favoriscono un intenso processo di alterazione chimica ed erosione. Inoltre, la regione ha subito intense attività tettoniche e magmatiche durante gran parte della sua storia geologica. In particolare, il cratere Jinlin è situato all’interno di un grande batolite granitico del Cretaceo, e la parte superiore di questo batolite ha subito una forte alterazione chimica, producendo una crosta di alterazione granitica spessa fino a 80 metri.

Aver trovato un cratere in un luogo così “poco adatto” alla sua conservazione offre un’opportunità abbastanza unica. In genere, si ritiene che nel corso della storia della Terra ogni punto della sua superficie abbia avuto più o meno le stesse probabilità di essere colpito da un oggetto extraterrestre. Tuttavia, le differenze geologiche fanno sì che le tracce storiche di questi impatti si siano erose a velocità diverse e alcune siano completamente scomparse.

«Il cratere da impatto è una testimonianza autentica della storia degli impatti sulla Terra», dice Chen. «Questa scoperta può fornirci una base più oggettiva per comprendere la distribuzione, l’evoluzione geologica, la storia degli impatti e la regolazione dei piccoli corpi extraterrestri».

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