È sempre piacevole leggere un libro che spinge, di quando in quando, a posarlo per mettersi a pensare, o anche a fantasticare, seguendo il filo del discorso dell’autore. È quello che l’ultimo libro di Giorgio Chinnici, Lo specchio del tempo. Simmetrie, inversioni e leggi della fisica, invoglia a fare alla fine di ogni capitolo. Con il suo linguaggio piano, l’autore ci accompagna in un viaggio in cinque tappe e 184 pagine, nel mondo delle simmetrie e del loro significato per lo studio della natura, della fisica, della cosmologia, della vita e dell’astrobiologia. Il libro, molto godibile, è scritto in un linguaggio chiaro, mai pesante e ben supportato da illustrazioni.
Partendo dalla semplice, ma non scontata, simmetria speculare, “Attraverso lo specchio” del primo capitolo, passiamo al secondo capitolo dove gli enantiomorfi – oggetti o figure che distinguono un’orientazione “destra” o “sinistra” – pongono profonde domande sulla natura dello spazio: entità assoluta, come sostenuto da Newton, o pura astrazione per porre oggetti e fenomeni in relazione tra loro come sostenuto da Leibniz? Nel secondo capitolo veniamo inoltre introdotti al “problema di Ozma”: come comunicare a una civiltà extraterrestre i nostri concetti di destra e sinistra? La ricerca della soluzione funge da filo narrativo per rendere in modo concreto il significato dei concetti che si andranno a delineare nel resto del libro.
Nel terzo capitolo l’autore illustra come le simmetrie in fisica siano collegate al concetto di invarianza, cioè al fatto che le leggi che regolano i fenomeni fisici non mutino applicando una o più operazioni di simmetria. Da questo, addentrarsi nei regni della relatività e della meccanica quantistica sono due brevi passi, affrontati a cavallo tra il terzo e il quarto capitolo in cui incontriamo Madame Wu col suo famoso esperimento, la peculiare capacità della interazione debole di distinguere tra destra e sinistra, l’ipotesi di Feynman che l’antimateria possa essere vista come materia che procede “all’indietro” nel tempo. Per arrivare nel quinto capitolo a ragionare sulla asimmetria del tempo, in cui si pone l’accento su come il “divenire” sia forse la più fondamentale delle asimmetrie, quella che genera tutte le altre.
Nella conclusione, dopo aver illustrato il ruolo fondamentale delle simmetrie, l’autore si sofferma sul fatto che queste non possono da sole spiegare il mondo come lo vediamo, ma occorre invece considerare anche le asimmetrie o detto in altro modo le “rotture” di simmetria. Tema accennato in sotto traccia nei precedenti capitoli e che potrebbe essere l’argomento di un’ulteriore opera.
Quasi a cascata il discorso si ramifica lungo i capitoli toccando un gran numero di temi, ma forse la cosa più interessante è che, sottotraccia al tema delle simmetrie (e delle asimmetrie), l’autore mostra come comprendere questa importante proprietà ci porti a porci il problema se spazio e tempo, o meglio se lo spaziotempo, esistano intrinsecamente o abbiano solo valore di comodo strumento per descrivere le relazioni tra eventi e oggetti della realtà. Detto in altri termini: lo scorrere del tempo è solo una illusione, oppure il passato non è più e il futuro non è ancora?







