LA SUA SCOPERTA METTE IN DUBBIO L’ESISTENZA DI PLANET NINE

Ammonite, un fossile ai confini del Sistema solare

Il suo nome ufficiale è 2023 KQ14, ma è stato soprannominato "Ammonite". È un raro oggetto transnettuniano appartenente alla classe dei sednoidi, un gruppo di piccoli corpi celesti situati ai confini del Sistema solare, oltre l'orbita di Nettuno. A scoprirlo, grazie alle osservazioni condotte con il telescopio Subaru, è stato un team guidato da Ying-Tung Chen dell’Academia Sinica di Taiwan

     17/07/2025

Un team di astronomi guidato da Ying-Tung Chen, dell’Academia Sinica di Taiwan, ha individuato un nuovo corpo celeste ai confini del Sistema solare. La scoperta, descritta in un articolo pubblicato questa settimana su Nature Astronomy, mette in discussione l’ipotesi dell’esistenza del Pianeta Nove.

Illustrazione artistica che mostra in primo piano Ammonite, il corpo celeste scoperto ai margini del Sistema solare, oltre l’orbita di Nettuno. Crediti: Immagine creata dalla AI da Ying-Tung Chen (Asiaa)

Il nuovo oggetto celeste, ufficialmente denominato 2023 KQ14 e soprannominato Ammonite dal gruppo di ricerca, ha un diametro stimato relativamente contenuto, compreso tra 220 e 380 chilometri. Il suo perielio – il punto della sua orbita in cui si trova più vicino al Sole – è invece ragguardevole: ben 66 unità astronomiche, un valore che lo colloca tra oggetti più distanti mai osservati nel Sistema solare.

Gli astronomi lo hanno individuato nell’ambito del programma osservativo Fossil (Formation of the Outer Solar System: An Icy Legacy), una survey che sfrutta l’ampio campo visivo del telescopio giapponese Subaru per ricostruire la storia del Sistema solare studiando piccoli corpi ghiacciati lontani dal Sole. Le prime osservazioni di Ammonite risalgono a marzo, maggio e agosto del 2023. Successive osservazioni di follow-up, condotte a luglio 2024 con il Canada-France-Hawaii Telescope, insieme all’analisi dei dati d’archivio raccolti dal telescopio V. Blanco da 4 metri di Cerro Tololo, in Cile, e dal telescopio del Kitt Peak National Observatory, negli Usa, hanno permesso agli astronomi di ricostruite l’orbita dell’oggetto su un arco temporale di 19 anni, confermandone l’esistenza.

Come anticipato, le analisi indicano che ha un perielio pari a 66 unità astronomiche, un valore che lo colloca all’interno di una classe di oggetti conosciuti col nome di sednoidi. Si tratta di corpi celesti che orbitano ben oltre l’influenza gravitazionale di Nettuno. Sedna (il capostipite, con un perielio di 76 unità astronomiche), 2012 VP113 (con un perielio di circa 80 unità astronomiche) e Leleakuhonua (con un perielio di circa 65 unità astronomiche) erano fino a oggi gli unici oggetti transnettuniani conosciuti appartenenti a questa classe. Ammonite è il quarto esempio noto di questo raro tipo di oggetti.

«La scoperta di Ammonite aggiunge un tassello al puzzle dei corpi ai confini del Sistema solare» osserva Ying-Tung Chen. «Questo ci aiuta a comprendere meglio la distribuzione orbitale degli oggetti trans-nettuniani più distanti».

Infografica che mostra l’orbita di Ammonite (linea rossa) e degli altri sednoidi precedentemente noti(linee bianche). Ammonite è stato scoperto vicino al suo perielio, a una distanza di 71 unità astronomiche (71 volte la distanza media che separa la Terra dal Sole). Il punto giallo mostra la sua posizione a luglio 2025. Crediti: Naoj

Ma Ammonite non è solo un oggetto molto lontano: i suoi parametri orbitali indicano infatti che ha un’orbita molto peculiare, posizionata in direzione opposta rispetto agli altri sednoidi.  Secondo i ricercatori, ciò suggerisce che il Sistema solare esterno sia più diversificato e complesso di quanto si pensasse in precedenza.

Non solo: il fatto che Ammonite segua un’orbita differente da quella degli altri sednoidi pone anche nuovi vincoli, dicevamo, sull’ipotetica esistenza del Pianeta Nove. Se esiste, spiegano a questo proposito i ricercatori, la sua orbita dov’essere ancora più lontana di quanto finora ipotizzato, poiché la sua presenza non sarebbe compatibile con l’attuale orbita di Ammonite.

«ll fatto che l’attuale orbita di 2023 KQ14 non sia allineata con quella degli altri tre sednoidi riduce la probabilità dell’esistenza del Pianeta Nove», dice un altro coautore dello studio, Yukun Huang, dell’Osservatorio astronomico nazionale del Giappone (Naoj). «È possibile che in passato il pianeta esistesse nel Sistema solare, ma che sia stato successivamente espulso, facendo in modo che gli oggetti presenti acquisissero le orbite insolite che vediamo oggi».

Animazione che mostra il movimento di Ammonite nel tempo. Crediti: Naoj, Asiaa

Il team di ricerca ha inoltre condotto simulazioni numeriche per studiare l’evoluzione orbitale di Ammonite, utilizzando risorse di calcolo avanzate, tra cui il cluster gestito dal Center for Computational Astrophysics dell’Naoj. I risultati indicano che l’orbita del corpo celeste è rimasta stabile per miliardi di anni. In pratica, Ammonite non avrebbe mai subito significative perturbazioni gravitazionali. Questo, spiegano gli autori, rende il corpo celeste uno dei “fossili” meglio conservati del Sistema solare, testimone dei suoi primi istanti di vita. Una delle simulazioni suggerisce inoltre che, circa 4,2 miliardi di anni fa, Ammonite e altri sednoidi potrebbero aver condiviso una configurazione orbitale comune, forse determinata dall’influenza di un pianeta oggi perduto.

La scoperta di Ammonite – il primo oggetto di tipo Sedna con un’orbita posizionata in direzione opposta rispetto agli altri oggetti appartenenti a questa classe, e il terzo con il più grande perielio tra tutti gli oggetti transnettuniani noti – offre un’opportunità preziosa per valutare i modelli attuali di formazione ed evoluzione del Sistema solare esterno, concludono i ricercatori. I risultati evidenziano la grande diversità delle proprietà orbitali e dei comportamenti dinamici degli oggetti più distanti del Sistema solare. Le future grandi survey saranno fondamentali per aumentare il numero di oggetti simili scoperti, e per perfezionare la comprensione dei processi che modellano il nostro quartiere cosmico.

Per saperne di più:

  • Leggi su Nature Astronomy l’articolo “Discovery and dynamics of a Sedna-like object with a perihelion of 66 au” di Ying-Tung Chen, Patryk Sofia Lykawka, Yukun Huang, JJ Kavelaars, Wesley C. Fraser, Michele T. Bannister, Shiang-Yu Wang, Chan-Kao Chang, Matthew J. Lehner, Fumi Yoshida, Brett Gladman, Mike Alexandersen, Edward Ashton, Young-Jun Choi, A. Paula Granados Contreras, Takashi Ito, Youngmin JeongAhn, Jianghui Ji, Myung-Jin Kim, Samantha M. Lawler, Jian Li, Zhong-Yi Lin, Hong-Kyu Moon, Surhud More, Marco Muñoz-Gutiérrez, Keiji Ohtsuki, Lowell Peltier, Rosemary E. Pike, Tsuyoshi Terai, Seitaro Urakawa, Hui Zhang, Haibin Zhao e Ji-Lin Zhou