“Vanno, vengono, e ogni tanto si fermano…” cantava Fabrizio De André in “Nuvole”. E anche su Marte avrebbe potuto comporre la stessa canzone. Nuvole iridescenti dai colori rosso e verde hanno, infatti, solcato il cielo marziano finendo nelle immagini straordinarie scattate dal rover Curiosity della Nasa.
Le nubi iridescenti mostrate in proiezione cilindrica. Crediti: M.T. Lemmon et al., Geophysical Research Letters, 2024
Immortalate dalla camera Mastcam, il principale set di “occhi” del rover, il 17 gennaio scorso in un video di 16 minuti, le nuvole hanno mostrato colori spettacolari grazie alla diffusione della luce solare durante il tramonto marziano, creando un effetto visivo simile a quello delle nubi iridescenti terrestri.
Note come nubi crepuscolari o “nottilucenti” (dal latino, notte splendente), queste formazioni si riscontrano quando il sole tramonta e illumina le nubi alte, creando effetti di colore incredibili. Alcune di queste nuvole hanno anche mostrato iridescenze simili al colore delle perle, un fenomeno che si verifica solo quando le nuvole sono particolarmente alte nell’atmosfera marziana, ad altitudini comprese tra i 60 e gli 80 chilometri sopra la superficie del Pianeta rosso.
Fondamentali per studiare e raccogliere indizi sulla composizione atmosferica di Marte e sul suo clima, le nuvole marziane possono essere costituite da ghiaccio d’acqua, simile a quelle terrestri, o da ghiaccio di anidride carbonica (ghiaccio secco), che si forma solo ad altitudini più elevate e a temperature estremamente basse. A far la differenza è la quota: a grandi altezze, troviamo nuvole di ghiaccio di anidride carbonica (quelle che possono diventare iridescenti), mentre a quote più basse nuvole di ghiaccio d’acqua, che si muovono in direzione opposta rispetto a quelle superiori.
Le nuvole crepuscolari su Marte furono osservate per la prima volta dalla missione Pathfinder della Nasa nel 1997. Curiosity ha scattato le prime immagini di nuvole iridescenti nel 2019 e questo è il quarto anno marziano in cui il rover osserva il fenomeno, che si verifica all’inizio dell’autunno marziano nell’emisfero meridionale. Secondo Mark Lemmon dello Space Science Institute di Boulder, Colorado, che ha riportato le prime due stagioni di osservazioni di Curiosity sulle nuvole al crepuscolo in un articolo su Geophysical Research Letters, la presenza di queste nubi è ora diventata piuttosto costante. «Ricorderò sempre la prima volta che ho visto quelle nuvole iridescenti pensando si trattasse di un artefatto cromatico», ha detto. «Ora è diventato così prevedibile vederle che possiamo pianificare i nostri scatti in anticipo aspettando le nuvole che si presentano esattamente nello stesso periodo dell’anno». Ogni avvistamento di nuvole crepuscolari sopra il rosso paesaggio desertico offre agli scienziati l’opportunità di studiare in dettaglio le dimensioni delle particelle di ghiaccio e il tasso di crescita delle nuvole. Ciò migliora la nostra comprensione dell’atmosfera marziana e dà indicazioni sul passato di Marte, quando il pianeta potrebbe aver avuto un clima più caldo e ospitare la vita.
Ancora misterioso, però, il motivo per cui le nubi crepuscolari siano state osservate solo in alcune aree di Marte. Né il rover Pathfinder, approdato nella Ares Vallis, a nord dell’equatore, né Perseverance, in azione dal 2021 nel cratere Jezero dell’emisfero settentrionale, hanno infatti mai avvistato nuvole crepuscolari. Curiosity, atterrato nel 2012, si trova ora sul Monte Sharp nel cratere Gale, a sud dell’equatore marziano, ed è stato finora l’unico a documentare il fenomeno. Secondo il gruppo di ricerca di Lemmon, alcune regioni di Marte potrebbero essere predisposte alla formazione di nubi a causa delle onde di gravità atmosferiche, che possono raffreddare l’atmosfera e formare ghiaccio secco. «Non ci aspettavamo che, in questa zona, l’anidride carbonica condensasse in ghiaccio», spiega Lemmon. «Potrebbe esserci, quindi, qualcosa che raffredda l’atmosfera. Inoltre, le onde di gravità marziane, ad oggi, non sono del tutto comprese e non abbiamo certezza su quale sia la causa della formazione di nubi crepuscolari in un luogo piuttosto che un altro».
Schema degli strumenti sul rover Curiosity. Mastcam è una telecamera che riprende immagini e filmati a colori del terreno marziano. Lo strumento viene utilizzato anche per studiare il paesaggio marziano e per supportare le operazioni di guida e campionamento del rover. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech
Intanto, Curiosity continua a scattare foto grazie alla Mastcam, una preziosa telecamera che riprende immagini e filmati a colori del terreno marziano e che studia il paesaggio marziano per supportare le operazioni di guida e campionamento. Il rover ha recentemente esplorato il canale di Gediz Vallis e si sta ora dirigendo verso una località con boxwork – fratture formate dall’acqua di falda – che, se viste dallo spazio, sembrano gigantesche ragnatele. Più recentemente, Curiosity ha visitato anche il cratere da impatto Rustic Canyon da venti metri di diametro, catturando immagini e studiando la composizione delle rocce che lo circondano. Lo studio dei crateri marziani è utile perché può portare alla luce materiali sepolti da lungo tempo che possono aver conservato meglio le molecole organiche rispetto alle rocce esposte alle radiazioni in superficie. Molecole che forniscono una finestra sull’antico ambiente marziano e sul modo in cui potrebbe aver sostenuto la vita microbica miliardi di anni fa.
Per saperne di più:
- Leggi su Geophysical Research Letters l’articolo “Iridescence Reveals the Formation and Growth of Ice Aerosols in Martian Noctilucent Clouds” di M. T. Lemmon, A. Vicente-Retortillo, S. D. Guzewich, M. de la Torre Juárez, A. C. Innanen, C. L. Campbell, J. N. Maki, M. C. Malin, J. E. Moores