Figura di spicco nel panorama della fisica internazionale, già professore di fisica generale all’Università di Trieste presso la Facoltà di ingegneria e direttore della Sezione di Trieste dell’Infn, Guido Barbiellini Amidei ci ha lasciati il 15 novembre scorso. Fondamentale il suo contributo all’ideazione, alla progettazione e alla realizzazione del telescopio spaziale per raggi gamma Agile dell’Asi e del Large Area Telescope a bordo della missione Fermi della Nasa. Lo ricordano oggi su Media Inaf alcuni fra i tanti amici e colleghi dell’Inaf che hanno lavorato con lui.
«Nel corso degli anni, ho avuto l’onore, condiviso con tutti coloro che hanno partecipato allo sviluppo ed alla gestione del satellite Agile, di poter collaborare con il professor Guido Barbiellini Amidei. Guido è stato per tutti noi “agilisti” della prima ora, un tempo giovani, un esempio ed una figura di riferimento, sia sul piano scientifico che su quello umano. Troppo spesso, travolti dalla foga delle attività di progetto, ci dimentichiamo di quanto questo secondo aspetto sia importante proprio per il successo delle nostre imprese. Da Guido ho imparato, in modo tangibile e concreto, come l’autorevolezza, e non l’autorità conferita sulla carta, sia l’ingrediente fondamentale per condurre a buon fine progetti complessi che vedono la partecipazione di tanti attori. L’indiscussa autorevolezza del professor Barbiellini che emergeva in qualunque cosa dicesse o facesse e che suscitava in tutti gli interlocutori un profondo rispetto era sempre accompagnata da un tratto inconfondibile del suo modo di essere e di porsi, mite e pacato, che metteva chiunque a proprio agio e nella condizione di rendere il massimo. Entusiasta dei risultati del satellite Agile di cui era co-principal investigator, ha preso parte fino all’ultimo, nei limiti di quello che gli era possibile, agli sviluppi della missione dimostrando una dedizione alla scienza veramente fuori dal comune».
Andrea Argan
«Guido era stato una presenza continua nei programmi Glast (poi diventato Fermi) e Agile. La sua profonda conoscenza della fisica andava di pari passo con la sua verve. Essere seduta di fianco a lui in una cena era una garanzia di non annoiarsi perché ci sarebbero state sicuramente belle storie raccontate con eleganza ed ironia. Durante la sua vita precedente, come fisico delle particelle, aveva conosciuto tutti i fisici più importanti e parlare delle stranezze dei premi Nobel era per lui la cosa più naturale del mondo. Era un fisico conosciuto e rispettato, ma lui prendeva la cosa con estrema naturalezza.
Io l’ho conosciuto nell’ambito dei programmi di astronomia gamma come propugnatore dei nuovi rivelatori al silicio. Quando Agile venne selezionato nel 1999 come prima (e purtroppo unica) missione scientifica dell’Asi, Nanni Bignami, allora direttore scientifico di Asi, fece affidamento su di lui come padre nobile del progetto. E Guido non lo deluse, il gruppo di Trieste fece uno straordinario lavoro grazie alla sua leadership discreta ma efficace. Non ha mai smesso di occuparsi di Agile e non c’era mail inviata per discutere un articolo o per diffondere una notizia che non registrasse una sua risposta. In generale Guido si complimentava per i risultati ottenuti.
Peccato che Agile sia rientrato nell’atmosfera, se il satellite fosse stato ancora operativo sarebbe stato bello dedicarlo a Guido».
Patrizia Caraveo
«Ho conosciuto Guido prestissimo perché era il mio assistente per le esercitazioni di Fisica generale I. Quando glielo ho ricordato molto più tardi mi spiegò che l’aveva fatto solo per un anno. Tanti anni dopo lo ho re-incontrato alle riunioni del Direttivo dell’Infn, lui direttore di Infn Trieste e io rappresentante del Cnr. Ci trovammo subito in buon accordo. Nelle riunioni del Direttivo ho colto per la prima volta una particolarità del suo carattere. Spesso, e spesso da solo, chiedeva spiegazioni o correzioni rispetto alle proposte della Giunta. E non perché fosse in radicale dissenso ma perché non sopportava la minima mancanza di rigore. Anni dopo, lavorando con lui su Agile, ho scoperto questa che sembrava una contraddizione. Grande rigore sulla fisica, sulle scelte programmatiche, sul non nascondere i problemi e prendere atto della realtà, a fronte di una grande disponibilità a capire le persone (soprattutto i più giovani), ad aiutare e a trasmettere ottimismo.
Quando frequentavamo il Direttivo abbiamo simpatizzato. Qualche volta ci incontravamo anche a Frascati. Lavorava su esperimenti da acceleratore ma stava sviluppando una passione per l’astrofisica. Mi prese in simpatia perché diceva che ero il primo astrofisico che quando lui parlava di rivelatori non cercava di cambiare discorso. Temo che successivamente sia rimasto deluso dal fatto che quando parlava di modelli astrofisici ero io a cambiare discorso. Si appassionava all’astronomia gamma e ragionava sui vantaggi di fare un esperimento in cui la coppia elettrone-positrone creati dal fotone venisse tracciata con rivelatori a silicio. Seguì con entusiasmo i nostri lavori con BeppoSax sui gamma-ray burst, che erano tra gli oggetti che lo affascinavano di più.
In risposta al bando Asi per una piccola missione scientifica, ebbe un ruolo centrale nella progettazione di Agile. Lasciò volentieri la pi-ship a Marco, che era tornato da poco dagli Stati Uniti, ma assunse l’impegno di realizzare il tracciatore che era il cuore della missione. Noi non ci eravamo perché al bando avevamo proposto altro (naturalmente un polarimetro, anzi due). Quando Agile venne selezionato, in risposta a un appello di Marco, proponemmo di aggiungere un piano di rivelatori modificati per triggerarsi sugli X e un sistema di collimatori e maschere codificate di tungsteno, per aggiungere al tracciatore gamma uno strumento che facesse le immagini in raggi X. Guido fu tra i pochi che, con Marco, accettò subito l’idea, e ci aiutò col suo gruppo a entrare in una tecnica che non padroneggiavamo affatto, dai primi passi a uno strumento da volo. E per tutta la storia di Agile è stato presente con il contributo del suo gruppo ma anche con una costante presenza a trasferire la sua grande esperienza infondere sicurezza e ottimismo.
L’astrofisica era ormai la sua passione ed era sempre attento ai risultati più interessanti, fossero di Agile o della concorrenza. Tra l’altro fu lui a suggerirci di aprire la collaborazione con Ronaldo Bellazzini, che sarebbe stata così importante per i futuri successi di polarimetria X sino a Ixpe.
Un grande fisico e un gran signore ma anche un amico che ci ha fatto una continua iniezione di rigore e impegno ma anche di buon umore e simpatia».
Enrico Costa
«Ho conosciuto Guido in occasione di congressi o semplicemente riunioni di lavoro su temi di interesse comune. Senza dubbio uno scienziato valente ed esperto. Ma ho soprattutto piacere di ricordarlo come una persona di gentilezza ed eleganza squisita. Capace di creare aggregazione e spirito di collaborazione solo con la sua presenza ed affabilità. Una grande persona».
Stefano Covino
«Guido è stato una presenza particolare nella nostra comunità, forse unica nel suo genere. Persona intellettualmente brillante, per ruolo, preparazione e signorilità avrebbe potuto avere un atteggiamento altero e distaccato. Invece, da scienziato curioso e attento, è stato una persona che ascoltava e dialogava con l’ultimo arrivato tra i laureandi con la stessa attenzione e credito che avrebbe dedicato a un professore ordinario, senza presunzione di superiorità, ma senza per questo mancare di rigore. La sua fiducia e attenzione verso i giovani, nonché la simpatia con la quale ci metteva a nostro (perché c’ero anch’io) agio nel parlare con lui, sono stati un esempio e uno dei suoi preziosi insegnamenti che ci hanno aiutati a crescere».
Marco Feroci
«Guido è stato un faro per noi “più giovani” del team Agile. Guido ascoltava sempre con estremo interesse le nostre idee durante i meeting di collaborazione, prodigo di commenti e suggerimenti (e talvolta di qualche stroncatura!), così come per i nostri articoli scientifici. Il rigore della fisica è sempre andato a braccetto con il sorriso e la sua innata signorilità. Era naturale considerarlo come un padre nobile di Agile per la sua conoscenza dei rivelatori che, sapientemente, ha trasmesso ai suoi collaboratori più stretti ed a tutti noi. Quel poco che so di rilevatori per i raggi gamma dallo spazio lo devo a Guido».
Stefano Vercellone
«Fisico delle particelle di grande fama ed esperienza, ha condotto esperimenti molto rilevanti con la macchina Adone di Frascati prima di operare per diversi anni al Cern di Ginevra. Rientrato in Italia a inizio anni ’90 si è stabilito a Trieste. Proprio a Trieste, grazie alla sua visione scientifica e lungimiranza si è interessato all’utilizzo di rivelatori al silicio per l’astrofisica gamma. È grazie a Guido Barbiellini e al suo gruppo triestino che si sono potuti realizzare gli strumenti gamma della missione italiana Agile e della missione della Nasa Glast, poi rinominata Fermi. La sua competenza, il suo entusiasmo, la sua visione della fisica proiettata verso l’astrofisica sono stati gli elementi che hanno ispirato generazioni di colleghi e di giovani che hanno avuto la fortuna di lavorarci insieme. Intellettualmente libero e persona gentile, riusciva a trasmettere determinazione e impegno con un incredibile garbo e attenzione per i più giovani. Ci lascia un grande fisico italiano, un eccezionale collega, un carissimo amico. Che i semi da lui gettati con generosità diano frutto nelle presenti e future imprese scientifiche dell’Italia in un campo dove fisica e astrofisica si fondono per dare il meglio di sé».
Marco Tavani
Qui al sesto minuto un breve intervento di Guido Barbiellini nel video del primo anno di Agile: