LO STUDIO SU ENVIRONMENTAL SCIENCE AND TECHNOLOGY LETTERS

La contaminazione chimica sulla Stazione spaziale

Le concentrazioni di alcuni composti chimici potenzialmente dannosi nella polvere raccolta dai sistemi di filtraggio dell'aria sulla Stazione spaziale internazionale superano quelle trovate nella polvere di molte case degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale. La scoperta potrebbe portare alla progettazione e alla costruzione di futuri veicoli spaziali. I dettagli su Environmental Science and Technology Letters

     09/08/2023

Stazione spaziale internazionale (Iss). Crediti: Nasa

Un nuovo studio pubblicato su Environmental Science and Technology Letters rivela che le concentrazioni di alcuni composti chimici potenzialmente dannosi nella polvere raccolta dai sistemi di filtraggio dell’aria sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) superano quelle trovate nella polvere del pavimento di molte case degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale. È il primo studio di questo tipo, condotto analizzando un campione di polvere dai filtri dell’aria all’interno della Iss.

I ricercatori coinvolti nello studio – dell’Università di Birmingham, nel Regno Unito, e del Glenn Research Center della Nasa, negli Stati Uniti – affermano che le loro scoperte potrebbero guidare la progettazione e la costruzione di futuri veicoli spaziali.

I contaminanti trovati nella “polvere spaziale” includono eteri di difenile polibromurati (Pbde), esabromociclododecano (Hbcdd), nuovi ritardanti di fiamma bromurati (Bfr), esteri organofosfati (Ope), idrocarburi policiclici aromatici (Pah), sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) e policlorobifenili (Pcb).

I Bfr e gli Ope sono utilizzati in molti paesi per soddisfare le normative sulla sicurezza antincendio in applicazioni di consumo e commerciali come apparecchiature elettriche ed elettroniche, isolamento degli edifici, tessuti per arredamento e schiume.

I Pah sono presenti nei combustibili idrocarburici ed emessi dai processi di combustione, i Pcb sono stati utilizzati nei sigillanti per edifici e finestre e nelle apparecchiature elettriche come fluidi dielettrici, mentre i Pfas sono stati utilizzati in applicazioni come agenti antimacchia per tessuti e abbigliamento. Tuttavia, i loro potenziali effetti sulla salute umana hanno portato al divieto o alla limitazione dell’uso di alcuni di essi.

I Pcb, alcuni Pfas, Hbcdd e le formulazioni commerciali Penta- Octa- e Deca-Bde dei Pbde sono classificati come inquinanti organici persistenti (Pop) ai sensi della Convenzione di Stoccolma dell’Unep. Inoltre, alcuni Ipa sono classificati come cancerogeni per l’uomo, mentre alcuni Ope sono oggetto di restrizione da parte dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche.

«Le nostre scoperte hanno implicazioni per le future stazioni spaziali e gli habitat, dove potrebbe essere possibile escludere molte fonti contaminanti mediante attente scelte di materiali nelle prime fasi di progettazione e costruzione», commenta Stuart Harrad, dell’Università di Birmingham, co-autore dello studio. «Mentre le concentrazioni di contaminanti organici scoperti nella polvere della Iss spesso superavano i valori mediani trovati nelle case e in altri ambienti interni negli Stati Uniti e nell’Europa occidentale, i livelli di questi composti erano generalmente all’interno dell’intervallo trovato sulla terra».

I ricercatori osservano che le concentrazioni di Pbde nel campione di polvere che rientrano nell’intervallo di concentrazioni rilevate nella polvere domestica degli Stati Uniti possono dipendere dall’uso sulla Iss di ritardanti di fiamma inorganici come il diidrogenofosfato di ammonio, usato per rendere ignifughi tessuti e cinghie. Ritengono che l’uso di articoli “pronti all’uso” disponibili in commercio portati a bordo per l’uso personale degli astronauti – come macchine fotografiche, lettori mp3, tablet, dispositivi medici e abbigliamento – siano potenziali fonti di molte delle sostanze chimiche rilevate.

L’aria all’interno della Iss è costantemente reimmessa in circolo con 8-10 cambi all’ora. Sebbene si verifichi la rimozione di anidride carbonica e tracce di contaminanti gassosi, non è noto il grado in cui vengano rimosse sostanze chimiche come i Bfr. Alti livelli di radiazioni ionizzanti possono accelerare l’invecchiamento dei materiali, inclusa la scomposizione dei prodotti in plastica in micro e nanoplastiche, che si disperdono nell’aria nell’ambiente di microgravità. Questo potrebbe essere il motivo per cui le concentrazioni e l’abbondanza relativa di Pbde, Hbcdd, Nbfr, Ope, Ipa, Pfas e Pcb nella polvere della Iss differiscono notevolmente da quelle nella polvere dei microambienti interni terrestri.

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