UNO SPETTACOLO PER GLI ABORIGENI DEL TARDO PLEISTOCENE

Aurore in Tasmania quando nord e sud s’invertirono

Il carotaggio di un sedimento risalente a 41mila anni fa ha fornito la prima testimonianza nel continente australiano di un evento paleomagnetico – chiamato “Escursione di Laschamps” – in cui, a seguito dell’inversione del campo magnetico, fu possibile assistere a spettacolari aurore polari anche a latitudini temperate

     22/02/2021

Il piccolo lago subalpino di Selina ha aiutato i ricercatori a stabilire che 41mila anni fa anche l’Australia ha sperimentato l’escursione geomagnetica di Laschamp e che gli aborigeni della Tasmania potrebbero averla vissuta. Crediti: Michael-Shawn Fletcher

Il continente australiano, fino ad oggi, non aveva restituito ai geologi molti elementi per capire come il magnetismo terrestre abbia potuto modificare il clima e la vita in quelle zone. I pochi studi approfonditi di geomagnetismo si erano limitati ad alcuni bacini lacustri di cui si è sondato il fondale con appositi carotaggi, sulla scia di un entusiasmo scientifico risalente a quasi quarant’anni fa e poi sopitosi nel tempo.

Ora un nuovo studio effettuato in Tasmania, la grande isola a sudest dell’Australia, rilancia questo filone di ricerca aggiungendo nuovi interessanti dettagli di tipo locale al complicato puzzle del magnetismo terrestre. «È il primo studio di questo tipo in Australia dopo quelli pionieristici degli anni ’80», dice la prima autrice, Agathe Lisé-Provonost, della School of Earth Sciences dell’Università di Melbourne. «Solo due laghi nel nord-est dell’Australia avevano fornito in precedenza dei dati “a vettore completo”, in cui sia le direzioni che le intensità del campo magnetico terrestre del passato siano presenti negli stessi carotaggi».

Pubblicato sull’ultimo numero della rivista Quaternary Geochronology, lo studio di Lisé-Provonost e colleghi spiega nel dettaglio come la perforazione di 5.5 metri sul fondo del lago Selina abbia consentito di condurre una serie di indagini radiometriche, geomagnetiche e climatiche che arrivano a circa 270mila anni fa. In mezzo agli strati del carotaggio, uno dei più interessanti è senz’altro quello relativo a circa 41mila anni fa, quando il campo magnetico terrestre si invertì, dando origine ad aurore boreali transitorie anche a latitudini temperate come le nostre e come quelle del continente australiano.

Un’inversione di breve durata, già conosciuta come Escursione di Laschamp (dal nome della località del Massiccio Centrale francese nella quale vennero scoperte le prime tracce geologiche del fenomeno) e registrato in varie parti del mondo. Lo studio di Lisé-Provonost l’ha oggi immortalata anche sul fondo del piccolo lago della Tasmania nordoccidentale. Con i suoi neanche 20 ettari di estensione in un’area di non più di ottocento metri di lunghezza e 350 di larghezza, il lago Selina è il classico laghetto di tipo sub-alpino, ovvero il risultato dello scioglimento dei ghiacci dell’ultima glaciazione. Una pozzanghera preziosa perché ha conservato nei propri sedimenti dati molto importanti.

«Le particelle magnetiche vengono erose dalle rocce e finiscono nel lago per via del vento o dei corsi d’acqua, depositandosi sul fondo», spiega Lisé-Provonost, relativamente alle tracce sul magnetismo. «Queste particelle agiscono come dei minuscoli aghi di bussola, allineandosi con il campo magnetico terrestre. Man mano che si accumulano e vengono sepolte, si bloccano in posizione, lasciando una traccia del campo magnetico terrestre. Più andiamo a fondo con i carotaggi, più torniamo indietro nel tempo».

La ricerca che ha portato a questa scoperta è iniziata nel 2014, quando Lisé-Provonost, con un team guidato da Michael-Shawn Fletcher dell’Università di Melbourne, si è recata nel piccolo bacino, dove una piattaforma galleggiante improvvisata, montata su due zattere gonfiabili, era stata predisposta per perforare nel sedimento. Il carotaggio ha fornito informazioni dettagliate riguardanti clima, vegetazione e paleomagnetismo dell’area. Informazioni con le quali il team ha cercato di datare accuratamente i vari strati trovando prove dei cambiamenti dell’ecosistema avvenuti 43 mila anni fa, quando arrivarono gli aborigeni della Tasmania a occupare e gestire quelle terre.

Una coincidenza cronologica che ha portato i ricercatori a supporre che i primissimi abitanti dell’isola possano aver assistito ad aurore polari – aurore australi, in questo caso – come quelle che oggi vediamo ai poli.

«Durante l’escursione geomagnetica, la forza del campo magnetico terrestre è quasi svanita. Questo comporta un forte aumento delle particelle cosmiche e solari che bombardano il nostro pianeta perché il campo magnetico normalmente agisce come uno scudo», spiega Lisé-Provonost. «Non sappiamo quando avverrà la prossima escursione geomagnetica, ma se dovesse avvenire oggi, i satelliti sarebbero resi inutilizzabili, le app di navigazione per smartphone andrebbero in tilt e ci sarebbero gravi interruzioni nelle reti di distribuzione dell’energia».

Il sogno dei ricercatori australiani, la cui realizzazione appare in verità ancora un po’ lontana, sarebbe quello di poter migliorare i loro modelli al punto da poter prevedere le prossime escursioni magnetiche, così da poter tentare di mitigare il loro impatto. Dunque la speranza è che questa ricerca apra la strada a ulteriori studi sul comportamento del campo geomagnetico passato e consenta il rinvenimento di altri materiali geologici – come flussi di lava e concrezioni speleologiche, nonché artefatti archeologici – da affiancare e integrare nella cronologia di questi eventi.

Il team di ricerca ora andrà ancora più indietro nel tempo per recuperare la storia climatica della Tasmania, analizzando i sedimenti vetrosi del cratere Darwin, risalenti all’impatto con un meteorite avvenuto 816mila anni fa.

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