CALVI O CAPELLUTI? POTREBBERO DIRCELO LE ONDE GRAVITAZIONALI

Buchi neri, la ricrescita si vede

Un nuovo studio appena pubblicato su Physical Review Letters, guidato da Alexandru Dima della Sissa e condotto insieme a ricercatori della Sissa, dell’Ifpu, dell’Infn di Trieste e dell’università di Nottingham, mostra che i buchi neri non sono tutti uguali: quando iniziano a ruotare più velocemente di una certa soglia costringono i “capelli” a crescere, e questo conferisce loro caratteristiche nuove

     09/12/2020

Crediti: Afbeelding van Gerd Altmann/Pixabay

È opinione comune tra i fisici considerare i buchi neri come caratterizzati da due sole quantità: la massa e il momento angolare. Nonostante ciò, da diversi anni si indaga sulla possibilità che questi misteriosi oggetti celesti possano avere strutture aggiuntive – chiamate in gergo “capelli” – che rivelerebbero l’esistenza di nuovi campi fondamentali.

«Nel nostro lavoro abbiamo considerato delle estensioni della teoria della relatività generale di Einstein che forniscono previsioni interessanti per l’osservazione e lo studio di regimi estremi, come i dintorni dei buchi neri o le stelle di neutroni», dice Alexandru Dima, astrofisico della Sissa (Scuola internazionale superiore di studi avanzati) e dell’Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare) sezione di Trieste, primo autore del paper “Spin-induced black hole spontaneous scalarization” (Scalarizzazione spontanea di un buco nero indotta da spin), recentemente pubblicato su Physical Review Letters. «Studi precedenti hanno già permesso di giustificare la presenza di buchi neri “con capelli”. Con questa ricerca abbiamo dimostrato per la prima volta, grazie a simulazioni numeriche, che questi oggetti possono far crescere spontaneamente la forma più semplice di quello che chiamiamo in gergo capelli – ma che tecnicamente definiamo un campo scalare – quando iniziano a girare abbastanza velocemente».

Estensioni della relatività generale

Insieme a Enrico Barausse (Sissa e Ifpu – Istituto di fisica fondamentale dell’universo), Nicola Franchini (Sissa e Ifpu) e Thomas P. Sotiriou (Università di Nottingham, Regno Unito), Dima ha descritto anche il modo in cui la rotazione controlla il meccanismo di crescita dei capelli. Nella teoria della gravità di Einstein e in molte delle sue estensioni, i teoremi matematici dimostrano che i buchi neri non possano sostenere i capelli, e che li perdono emettendo onde gravitazionali. Tuttavia, nelle teorie considerate da Dima e colleghi una volta che il buco nero inizia a ruotare più velocemente di una certa soglia costringe i capelli a crescere, e questo gli conferisce caratteristiche nuove. Studiare le possibili estensioni della relatività generale è uno dei modi in cui la fisica cerca di risolvere alcuni dei suoi grandi dilemmi: coniugare la teoria della gravità con la fisica quantistica e fornire potenziali spiegazioni agli enigmi che ancora avvolgono la fisica gravitazionale, quali la materia oscura o l’energia oscura. «I nostri risultati», spiega Sotiriou, che ha guidato la ricerca presso l’Università di Nottingham con il supporto di Franchini, «dimostrano che la nuova fisica può essere abbastanza sfuggente e comparire solo quando si osserva il giusto tipo di buchi neri».

Indizi per il futuro

I risultati della ricerca offrono quindi strumenti molto utili per i prossimi esperimenti. «In particolare», continua Dima, «il nostro risultato suggerisce che, a seconda della velocità di rotazione degli oggetti coinvolti, le onde gravitazionali prodotte in conseguenza della fusione di sistemi binari di buchi neri potrebbero essere diverse rispetto a quanto previsto in precedenza. Nel prossimo futuro, l’osservazione di un tale effetto o della sua mancanza in esperimenti sulle onde gravitazionali permetterebbe di falsificare un’ampia classe di teorie alternative sulla gravità, o magari di ottenere indizi rivelatori di una nuova fisica che vada oltre la relatività generale».

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