ESPERIMENTO IN ATTESA DI DRAGONFLY

Titano in provetta: dal laboratorio allo spazio

Prima che il drone della Nasa Dragonfly arrivi sulla luna ghiacciata di Titano nel 2034, un gruppo di ricercatori intende provare in laboratorio se e come questa luna gigante del Sistema solare sia mai stata o sarà mai abitabile. Il tutto utilizzando minuscoli contenitori di vetro in cui verranno introdotti tutti gli elementi che ricreano l'atmosfera e la superficie di Titano

     05/07/2019

Dragonfly è un quadricottero che potrà atterrare in diverse location su Titano per esaminare la superficie e raccogliere campioni. Crediti: Nasa

Potrebbe mai esserci stata vita su Titano? La luna più grande del sistema ghiacciato di Saturno è mai stata o sarà mai abitabile? A dircelo ci proveranno dei minuscoli barattoli di vetro (jar in inglese): Titans in a Jar è infatti il nome dell’esperimento che verrà realizzato dai ricercatori della statunitense Southern Methodist University, i quali hanno ricevuto un finanziamento privato da 195mila dollari per riprodurre in laboratorio l’ambiente nel quale volerà il drone Dragonfly della Nasa (lancio previsto per il 2026, con arrivo su Titano nel 2034). Gli obiettivi della missione americana (confermata appena qualche giorno fa) sono due: scoprire novità in campo di chimica prebiotica su Titano e valutare l’abitabilità del gigantesco satellite naturale.

Perché tutto questo interesse per Titano? Tralasciando i film di fantascienza che spesso hanno sfruttato il tema, dagli studi condotti in passato dalla missione Cassini-Huygens sembrerebbe che la luna di Saturno abbia molte caratteristiche in comune con la Terra pre-biotica, cioè la fase in cui – attorno a quattro miliardi di anni fa – comparve la vita. Di sicuro le condizioni di partenza sono diverse: la Terra si trova a una distanza ideale dal Sole (zona di abitabilità), mentre Titano è un mondo ghiacciato. Nonostante ciò, la luna di Saturno è l’unico corpo del Sistema solare ad avere un’atmosfera abbastanza spessa da imitare quella terrestre, e non dimentichiamo che solo il nostro pianeta e Titano ospitano grandi bacini di liquidi (di acqua sulla Terra e di poco allettanti idrocarburi sulla luna ghiacciata).

La luna di Saturno Titano, vista nella banda dell’infrarosso, attraverso gli occhi tecnologici della sonda Nasa Cassini. Missione T-114, 13 novembre 2015. Crediti: Nasa / Jpl

Il progetto è guidato da Tom Runčevski, del Dedman College of Humanities and Sciences, e prevede di ricreare in laboratorio le condizioni atmosferiche e chimiche di Titano ma in provetta: all’interno di cilindri di vetro ciascuno delle dimensioni di un ago. Il primo passo è quello di introdurre acqua, che verrà raffreddata fino ad arrivare allo stato solido (cioè ghiaccio). Sullo strato ghiacciato verrà versato etano che andrà a imitare i laghi di idrocarburi liquidi su Titano. Il resto del cilindro verrà riempito con azoto. L’atmosfera di Titano non è completa senza un po’ di pioggia, che verrà creata introducendo diverse molecole nel cilindro. Una fase successiva dell’esperimento prevede di prosciugare questo lago di etano aumentando leggermente la temperatura e riproducendo – in un certo senso – la superficie della luna.

I ricercatori sono interessati alla composizione chimica e alla struttura delle molecole organiche presenti su Titano i forma solida (minerali), perché sulla Terra i minerali hanno avuto un ruolo fondamentale nell’origine della vita.