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Giochiamo che io ero un’astronoma?

Nel primo fine settimana di aprile, a Modena, l’Istituto nazionale di astrofisica si mette in gioco. Dalla caccia al radiotesoro alla colonizzazione di mondi alieni, ecco tutte le proposte astronomiche in programma a Play, il Festival del gioco

     27/03/2019

Giovani radioastronomi impegnati nella Caccia al radiotesoro. Crediti: Play

Luna o Marte? Ovvero: preferite rilassarvi con una passeggiata in realtà virtuale nel Mare della Tranquilità, sulle orme di Armstrong e Aldrin, oppure programmare un rover per esplorare Marte? O siete più inclini a colonizzare un mondo alieno con il videogioco di successo planetario Kerbal Space Mission, accompagnando i vostri amici kerbaliani? È meglio una caccia al tesoro, magari guidati da antenne e trasmettitori radio, oppure costruire una piste di biglie che, alla fine, si autodistrugge? E se proprio non potete fare a meno dei selfie e delle storie su Instagram, abbiamo allestito anche uno sfondo lunare, con il quale sbizzarrirsi con gli smartphone. Ma non finisce qui: c’è anche una chicca finale, sulla quale però, taceremo ancora per qualche riga. È un fatto di suspence, ecco.

Come dimostra la prima partecipazione dell’Inaf a Play, Festival del gioco, che si svolgerà a Modena dal 5 al 7 aprile 2019, quando c’è da giocare, non ci tiriamo certo indietro. La selezione per scegliere le attività da presentare è stata durissima e, se quelle di cui vi abbiamo parlato potrete sperimentarle fra pochi giorni, ce ne sono almeno altre 20 in attesa di essere sviluppate e presentate al pubblico alla prima occasione.

Ma perché questa esplosione di creatività e di voglia giocare da parte dei ricercatori e dei comunicatori dell’Istituto nazionale di astrofisica? Sperimentare fa parte della ricerca, come pure un certo spirito nerd che, innegabilmente trapela dalle proposte, ma tutto questo fa parte anche di un vero e proprio investimento dell’Inaf sulla formazione.

Tinkering in corso. Crediti: Inaf

«Vogliamo progettare e costruire attività didattiche vere e significative», dice Sara Ricciardi dell’Inaf di Bologna, responsabile dell’attività Tinkerspace – giochiamo a sbagliare, «che contribuiscano a formare nuove abilità, oltre che a costruire una conoscenza specifica. Per far sì che queste attività siano veramente inclusive, dobbiamo azzerare il nemico numero uno dell’apprendimento: il pregiudizio verso se stessi».

Seguendo le pratiche costruttiviste e costruzioniste, gli esperti di didattica e divulgazione dell’Inaf approfittano di Play per creare l’ambiente ideale per accogliere i partecipanti e invitarli a mettersi in gioco, senza paura di sbagliare. Come d’altra parte è proprio della ricerca: solo una persona libera, che non ha paura di divergere, di uscire dal seminato, può essere inventiva e costruttiva.

Insegnare a sbagliare e a sapersi correggere è fondamentale anche nelle scuole, come suggeriscono le attività di programmazione, che con l’errore spingono a fare i conti sin da subito. «Nella giornata di venerdì, si terranno laboratori dedicati alle scuole secondarie di primo grado. Gli studenti si avvicineranno alla programmazione, all’elettronica e alla robotica imparando a programmare i robot mBot mediante mBlock, un ambiente grafico basato su Scratch», racconta Maura Sandri dell’Inaf di Bologna, responsabile del coding. «Piloteranno i robot da computer con i sensori a ultrasuoni e infrarossi, per aggirare ostacoli e seguire sentieri. Nelle giornate di sabato e domenica, invece, sono previste attività a fruizione libera nelle quali i visitatori potranno condurre i piccoli rover su una riproduzione del suolo marziano».

La chicca finale, come promesso: Inaf – a space journey, un gioco di ruolo con tutti i crismi, sviluppato da due studenti universitari, in collaborazione con Olga Cucciati, ricercatrice dell’Inaf di Bologna e appassionata del genere. «Nella nostra ambientazione, tutte le agenzie spaziali si sono riunite in un unico ente planetario», spiegano Francesco Maio, che studia fisica a Pisa, ed Elena Barosso, studente di ingegneria a Padova. «È stata creata una flotta di navicelle che viaggiano a velocità superiori a quelle della luce (incappando così in inevitabili conseguenze relativistiche) costruita per raggiungere altre stelle. Lo scopo? Esplorare quegli esopianeti che per il momento sappiamo solo esistere. Per ora nessun essere umano ha avuto il coraggio di salirci. Sarete voi i primi?»

Per gli aficionados del dibattito, infine, l’appuntamento è per sabato 6 ore 16:30 nella Sala Moreno (Galleria Uff. 6/7), dove i ricercatori Sara Ricciardi e Roberto Orosei si confronteranno con l’autore di giochi Andrea Crespi e l’editore e curatore Mario Sacchi sul tema Astrofisica in Gioco – L’esplorazione dello spazio, fra gioco e divulgazione. Un boardgame può essere uno strumento efficace per divulgare contenuti scientifici? Provate a giocare con Elena e Francesco per rispondere a questa domanda e… buon gioco a tutti!

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