
Magari proprio queste particelle minuscole provenienti da lontano potrebbero aver portato sulla Terra piccoli organismi da mondi lontani, o viceversa inviare microrganismi terrestri in esplorazione su pianeti a distanze interstellari. Come? Secondo il gruppo di Berera, i flussi di polvere stellari arrivano a colpire l’atmosfera terrestre con una violenza tale da scaraventare nello spazio i microrganismi e i batteri. E ciò potrebbe accadere anche su altri mondi.
Ricordate gli irriducibili tardigradi? Sono in grado di sopravvivere, per l’appunto, fino a 30 anni senza cibo né acqua, riescono a vivere anche a temperature estreme prossime ai 150 gradi, sopportano la pressione del più profondo dei mari e resistono anche nel freddo vuoto spaziale. Questi invertebrati protostomi celomati potrebbero essere i candidati ideali per viaggiare a bordo delle particelle stellari.
La teoria è rivoluzionaria, perché potrebbe essere valida anche per eventuali altre forme di vita “aliena” e che noi ancora non conosciamo. Qualche microrganismo extraterrestre potrebbe essere stato già “trasportato” sul nostro pianeta a nostra insaputa “a bordo” delle particelle stellari.
Lo studio di Berera spiega come potenti flussi di polvere spaziale – che possono viaggiare fino a 70 chilometri al secondo – possano scontrarsi con le particelle della nostra atmosfera. E mostra come piccole particelle a 150 chilometri sopra la superficie terrestre potrebbero essere “espulse” dalla polvere stellare per poi raggiungere altri pianeti. Non solo gli asteroidi sono coinvolti, quindi, nello scambio di microrganismi tra i pianeti.
Per saperne di più:
- Leggi su Astrobiology l’articolo “Space dust collisions as a planetary escape mechanism”, di Arjun Berera






