HUBBLE “INSEGUE” LA LUNA MARZIANA

Sull’orbita di Phobos

Sono bastati 22 minuti a Hubble per portare a casa 13 affascinanti ritratti della minuscola luna Phobos, una delle più piccole del Sistema solare, l’unica ad avere un’orbita più breve del periodo di rotazione del pianeta padre

     21/07/2017

L’immagine è una composita di scatti distinti e raccolti dallo strumento WFC3/UVIS a bordo del telescopio spaziale Hubble. Crediti: Nasa, Esa e Z. Levay (Stsci)

Sono bastati 22 minuti a Hubble per portare a casa 13 affascinanti ritratti della piccola luna Phobos, che in questa composita ricreata a computer sembra sbucare dalla schiena del pianete di cui è satellite naturale, Marte.

L’ultravista del telescopio spaziale Nasa-Esa ha inseguito, si fa per dire, quello che a occhio nudo si presenta come un oggetto piuttosto irregolare e più simile a un pallone da football (così lo descrive Nasa sul suo sito ufficiale) che a un corpo celeste.

Nei 13 scatti distinti raccolti dallo strumento Wfc3/Uvis a bordo del telescopio spaziale la piccola luna marziana è poco più che un bagliore lontano, un puntino luminoso. Ma sono bastati, appunto, 22 minuti per fotografarne il rapido spostamento sull’orbita marziana.

L’obiettivo dei ricercatori, d’altra parte, era quello di confezionare una serie di ritratti del pianeta rosso e Phobos non era che un cameo gratuito nel servizio fotografico. E invece eccola lì: una delle lune più piccole del Sistema solare, tanto piccola che non arriverebbe a occupare l’area descritta a Terra dal grande raccordo anulare che circonda Roma.

Phobos completa l’orbita attorno a Marte in appena 7 ore e 39 minuti, ovvero in un tempo di gran lunga inferiore al periodo di rotazione del pianeta rosso. E arriva a percorrere tre orbite durante un giorno marziano, pari a circa 24 ore e 40 minuti. È l’unico satellite naturale del nostro sistema planetario ad avere un’orbita più breve del giorno del pianeta padre.

L’origine della luna è ancora oggetto di dibattito fra gli astrofisici. Le lune marziane Phobos e Deimos potrebbero essersi formate a partire dai detriti di un antico impatto. Questo significa anche che in passato Marte potrebbe aver avuto degli anelli, e che potrebbe averli di nuovo in futuro.

Guarda il servizio video su INAF-TV: