INTERVISTA A FABIO FALCHI

Ti racconto l’inquinamento luminoso

Riusciremo a vedere le Geminidi? Dove sono i cieli italiani ancora bui? Media Inaf lo ha chiesto a Fabio Falchi, fisico, docente e autore del nuovo “World Atlas of Artificial Night Sky Brightness”, uscito lo scorso giugno su Science Advances e ora disponibile anche in italiano

     09/12/2016

L’Atlante mondiale dell’inquinamento luminoso di Fabio Falchi

Qualche mese fa, lo scorso giugno, è uscito su Science Advances il “New World Atlas of Artificial Night Sky Brightness”,  il vostro atlante dell’inquinamento luminoso. Ora arriva l’edizione italiana. Perché tradurlo?

«In realtà il libro non è una traduzione dell’articolo scientifico, ma una sua versione divulgativa e arricchita da altro materiale. In particolare, ho aggiunto sezioni su come le mappe dell’inquinamento luminoso si sono evolute dal 1970 ad oggi, su come si può ridurre l’inquinamento luminoso, sulle leggi attualmente in vigore in Italia, sugli effetti della luce artificiale notturna sull’ambiente e sulla nostra salute. Poi ci sono le mappe stampate a piena pagina o doppia pagina, che hanno un impatto diverso dalle mappe viste sul monitor di un PC o sullo schermo di uno smartphone».

Quanto interesse c’è, attorno a questo tema?

«L’interesse suscitato dall’uscita dell’atlante è stato misurato da un indicatore relativamente nuovo, Altmetric, che tiene conto, con pesi diversi, di quanto una ricerca scientifica viene riportata dalla stampa e dai media tradizionali e dai nuovi modi per diffondere informazione, come attraverso i social network. Il nostro punteggio è elevatissimo. Con lo stesso punteggio lo scorso anno saremmo stati al primo posto. Quest’anno ci sono pubblicazioni con punteggi più alti, a partire da quella sulla scoperta delle onde gravitazionali. Confidiamo di essere nella top ten del 2016, comunque per chi vuole curiosare, questo è il sito: scienceadvances.altmetric.com».

A proposito di cieli più o meno bui: metà dicembre è vicina, e con essa la pioggia delle Geminidi, le stelle cadenti dell’inverno. L’inquinamento luminoso ce ne lascerà vedere qualcuna?

«Le Geminidi, come tutti gli sciami meteorici, soffrono moltissimo la presenza di inquinamento luminoso. Il fondo cielo luminoso nasconde gran parte delle stelle cadenti, lasciando visibili solo le più luminose. Quindi vicino al massimo dello sciame, al posto di un centinaio o più di meteore ogni ora, a volte non ne vediamo neppure una. Quest’anno la situazione è peggiorata anche dalla presenza della luna che è piena la notte precedente il picco del 14 dicembre. Nelle notti precedenti il 14, i momenti migliori si avranno nelle ultime ore della notte prima dell’aurora, appena la luna tramonta. Se vi perdete le Geminidi, ai primi di gennaio si ricomincia con le Quadrantidi».

Fabio Falchi. Fisico, insegnante e ricercatore presso l’ISTIL, l’Istituto di scienza e tecnologia dell’inquinamento luminoso

Cosa prevede il vostro atlante? In quali regioni d’Italia avremo più possibilità di esprimere qualche desiderio, e in quali meno?

«Le zone con i cieli migliori, meno inquinati, in Italia sono limitate al Sud Tirolo e alla Sardegna, che presentano ancora ampie zone codificate in blu nelle mappe. Poi ci sono ancora cieli decenti, codificati in verde scuro, principalmente in Maremma e Basilicata. I cieli peggiori, codificati in arancione, rosso, magenta, rosa e bianco (con un raddoppio dell’inquinamento ad ogni passaggio di colore) non permettono di vedere la Via Lattea, con i più inquinati di tutti, quelli in rosa e bianco, che non permettono al nostro occhio di adattarsi al buio, che in effetti è sparito».

Esiste una normativa, leggi o accordi internazionali che obblighino i governi a farsi carico di ridurre questo genere di inquinamento?

«A livello internazionale l’unico paese che abbia una legge nazionale contro l’inquinamento luminoso è la Slovenia. Bisogna però dire che i nostri vicini si sono ispirati, per la loro legge, alle nostre leggi regionali, che sulla carta sono le migliori al mondo. Purtroppo queste leggi sono, a mio parere, ancora deboli, nel senso che permettono comunque di illuminare dove e quando si vuole, senza limitazioni. Semplicemente dettano i criteri per inquinare meno. Ma per inquinare davvero meno, occorre che cominci a calare il flusso luminoso totale prodotto, in modo da far calare questa forma di inquinamento, come sta accadendo da anni per tutti gli altri inquinanti come il particolato atmosferico, gli ossidi di azoto e zolfo, il piombo, eccetera».

Il vostro atlante propone anche un decalogo del cittadino virtuoso. Cosa dovremmo fare per contribuire a ridurre questo fenomeno?

«Innanzitutto dovremmo renderci conto che l’illuminazione di notte non ci protegge dai ladri, non aumenta la nostra sicurezza forse nemmeno quella stradale, come suggeriscono studi svolti in Gran Bretagna. Quindi cominciamo col non chiedere sempre più luce. Anzi, cominciamo a guardare criticamente l’illuminazione notturna. Ci renderemo presto conto che una gran quantità di impianti è inutile o sovradimensionata, illumina il nulla, ma inquina. E la luce di notte non è innocua, è un vero e proprio inquinante con conseguenze sugli animali e sull’ambiente, oltre che sulla nostra salute. Il nostro organismo di notte deve stare al buio. Dobbiamo limitare la nostra esposizione alla luce artificiale il più possibile, specialmente quella contenente luce blu, come le luci a led bianco-fredde che vengono usate oggi nell’illuminazione stradale. Dove possiamo scegliere, come per le lampadine di casa, acquistiamo quelle a bassa temperatura di colore, 2700 kelvin al massimo, con tonalità calda. Ai sindaci suggerisco di fare lo stesso con l’illuminazione pubblica. Scegliete quella con meno blu possibile, come quella del sodio o di certi led a tonalità calda o, meglio, di color ambra».

Per saperne di più: