SCOPERTI NUOVI CORPI MINORI TRANSNETTUNIANI

Mondi alla fine del mondo

Sono piccoli mondi antichi i nuovi oggetti “estremi” ora rintracciati dallo stesso gruppo di ricerca che dedusse, nel 2014, la possibile esistenza di un nono pianeta ai confini del Sistema solare. Tra i nuovi arrivati, anche uno la cui orbita si spinge talmente lontano dal Sole da potere teoricamente sentire l’effetto gravitazionale di altre stelle

     30/08/2016
Una rappresentazione del Pianeta X, l'ipotetico nono pianeta del Sistema solare. Per gentile concessione di Robin Dienel

Una rappresentazione del Pianeta X, l’ipotetico nono pianeta del Sistema solare. Illustrazione per gentile concessione di Robin Dienel

Chadwick Trujillo della Northern Arizona University e Scott Sheppard del Carnegie Institution for Science di Washington, i primi ad avanzare nel 2014 l’ipotesi dell’esistenza di un nono pianeta nel Sistema solare, durante la loro caccia al cosiddetto Planet Nine (Pianeta 9) hanno osservato nuovi corpi celesti finora sconosciuti a grandissima distanza dal Sole.

I ricercatori hanno inviato i riferimenti delle loro scoperte al Minor Planet Center dell’Unione Astronomica Internazionale per una designazione ufficiale, mentre un articolo scientifico in merito è in via di pubblicazione su The Astronomical Journal.

Maggiore è il numero di oggetti rintracciati a distanze estreme, più alte divengono le possibilità di vincolare la posizione dell’ineffabile nono pianeta. La posizione precisa e le orbite di piccoli corpi celesti, i cosiddetti oggetti transnettuniani estremi, può aiutare a restringere il campo delle dimensioni e della distanza dal Sole del finora ipotetico nuovo inquilino del Sistema solare. Questo perché la gravità del pianeta influenza i movimenti di questi oggetti più piccoli, che si trovano tutti – come suggerisce il nome – molto al di là dell’orbita di Nettuno.

Le immagini relative alla scoperta di "Biden". Crediti: S.Sheppard / Carnegie Institution for Science

Le immagini relative alla scoperta di “Biden”. Crediti: S.Sheppard / Carnegie Institution for Science

Nel 2014, Sheppard e Trujillo annunciarono la scoperta dell’oggetto transnettuniano 2012 VP113 (soprannominato “Biden”), che tracciava la più lontana orbita all’epoca conosciuta nel Sistema solare.

Nella stessa occasione, i due ricercatori notarono che tutti i pochi oggetti transnettuniani estremi noti si trovano su orbite tra di loro simili. Questo li indusse a prevedere l’esistenza di un pianeta “perturbante” a più di 200 volte la distanza Terra-Sole: il Pianeta 9, appunto, o anche Pianeta X, viste le incognite sulla sua reale esistenza.

Successive ricerche hanno mostrato che questo massiccio nono pianeta ha buone probabilità di esistere, vincolando ulteriori proprietà. Sarebbe fino a 15 volte più massiccio rispetto alla Terra, e il punto più vicino a noi della sua orbita estremamente allungata si troverebbe almeno 200 volte più lontano dal Sole di quanto lo sia la Terra. Detta in altri termini, quando Planet Nine è molto vicino, nel caso che esista veramente, si trova comunque 5 volte più lontano di Plutone.

Sheppard e Trujillo, assieme a David Tholen della University of Hawaii, stanno conducendo l’indagine più estesa e approfondita per scoprire oggetti al di là di Nettuno e della Fascia di Kuiper. Finora hanno coperto quasi il 10 per cento del cielo, utilizzando alcune dei telescopi più grandi e avanzati al mondo, come lo statunitense Victor Blanco di 4 metri in Cile e il giapponese Subaru da 8 metri alle Hawaii.

«Gli oggetti che si trovano ben di là di Nettuno detengono la chiave per risalire alle origini del nostro Sistema solare e della sua evoluzione», ha spiegato Sheppard. «Anche se riteniamo che ci siano migliaia di questi piccoli corpi, non ne abbiamo ancora trovati molti, perché sono lontanissimi. Questi corpi minori possono portarci a un pianeta ben più grande che crediamo si nasconda là fuori. Più ne scopriamo, meglio saremo in grado di comprendere come funziona il Sistema solare esterno».

Illustrazione delle orbite dei nuovi e dei già noti oggetti agli estremi del Sistema solare. L’allineamento della maggior parte delle loro orbite indica che sono probabilmente influenzati dalla gravità di qualcosa di massiccio e molto distante, l’ipotetico nono pianeta. Immagine per gentile concessione di Robin Dienel

Illustrazione delle orbite dei nuovi e dei già noti oggetti agli estremi del Sistema solare. L’allineamento della maggior parte delle loro orbite indica che sono probabilmente influenzati dalla gravità di qualcosa di massiccio e molto distante, l’ipotetico nono pianeta. Immagine per gentile concessione di Robin Dienel

La lista dei nuovi oggetti trovati comprende 2014 SR349, che possiede caratteristiche orbitali simili a quella degli altri transnettuniani estremi noti. La sua distanza dal Sole varia tra una cinquantina e 240 unità astronomiche.

Un altro dei nuovi corpi, 2013 FT28, presenta parametri orbitali per molti aspetti simili alla popolazione già conosciuta; tuttavia, uno dei sei parametri che definiscono la sua traiettoria – un angolo definito come longitudine del nodo ascendente – differisce in maniera non trascurabile rispetto a quella degli altri oggetti.

Il terzo di questi “piccoli mondi antichi”, 2014 FE72, si distingue dagli altri in quanto è il primo oggetto della Nube di Oort interna la cui orbita risieda interamente al di fuori di quella di Nettuno. Tale orbita conduce l’oggetto talmente lontano dal Sole – qualcosa come 3 mila volte più lontano di quanto lo sia la Terra – da far supporre agli astronomi che la sua evoluzione orbitale possa essere stata influenzata da altri centri di gravità oltre il Sole, come altre stelle o i moti galattici. Si tratta del primo oggetto di questo genere, dicono i ricercatori, osservato a una tale distanza nel Sistema solare.

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