LAWRENCE KRAUSS A MEDIA INAF: «SÌ, LO RIFAREI»

Quel tweet che fece rumore

Dopo l’atteso annuncio della rivelazione da parte di LIGO delle onde gravitazionali, ci si interroga su come stia cambiando il modo di fare comunicazione scientifica nell’era dei social. Media INAF lo ha chiesto direttamente allo scienziato che, con il suo celebre cinguettio, tanto clamore ha sollevato su quella che potrebbe essere la scoperta del secolo

     15/02/2016
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Lawrence Krauss (per gentile concessione)

La data dell’11 febbraio 2016 rimmarrà certamente nella memoria. Già, perchè dopo cinque mesi di lunga attesa, duranti i quali sono rimbalzate sul web tutta una serie di indiscrezioni che anticipavano una presunta scoperta, finalmente è stata annunciata a Washington DC, a seguito di una conferenza stampa che ha visto riuniti i fisici del Caltech, MIT e della collaborazione scientifica LIGO, la rivelazione sperimentalmente delle onde gravitazionali, una delle predizioni più spettacolari della teoria della relatività generale. Esattamente un secolo dopo che Albert Einstein per primo propose la loro esistenza, tutto si è avverato.

Ma facciamo un po’ d’ordine. La storia inizia il 25 settembre 2015 con un cinguettio del fisico teorico e cosmologo di fama internazionale Lawrence Krauss, Foundation Professor della School of Earth and Space Exploration presso l’Arizona State University e direttore del suo Origins Project. Krauss, noto anche come autore di diversi best-seller, tra cui La Fisica di Star Trek e il più recente L’Universo dal nulla, è un forte sostenitore dello scetticismo scientifico, della popolarizzazione ed educazione della scienza, ed è impegnato per ridurre sempre più l’influenza di strane superstizioni e dogmi religiosi nella cultura popolare.

Nel suo ormai famoso tweet di settembre vengono riportate alcune “voci di corridoio” secondo cui circa una settimana dopo la sua riapertura, che ha portato l’interferometro nella sua configurazione “avanzata”, il più grande osservatotorio terrestre per lo studio delle onde gravitazionali, per l’appunto LIGO, o meglio advanced LIGO (adLIGO), avrebbe rivelato un segnale interessante. Ora, nell’era dei computer, dove i vari social media sono sempre più protagonisti, ci si interroga se questo approccio, che sta cambiando lo stesso modo di fare comunicazione scientifica, possa essere considerato giusto o sbagliato. Naturalmente, si tratta di notizie “non ufficiali” che comunque bisogna poi accertare e confermare. Ricordiamo il famoso caso dei “neutrini superluminali” che hanno creato un certo scompiglio e imbarazzo nell’ambito della comunità dei fisici, oltre che dei media (vedasi l’articolo Via, più veloce della luce).

I due ‘famosi’ tweet di Lawrence Krauss relativi ai rumor su LIGO.

È evidente che la ricerca si fa dietro le quinte, lontana dai media, dove i ricercatori sono impegnati per un lungo periodo di tempo a raccogliere e analizzare scrupolosamente dati, spesso senza ottenere risultati confortanti. Vale, allora, la pena fare annunci “rumorosi”, cioè prepare il pubblico e i media a qualcosa di straordinario, al di fuori dei laboratori di fisica o degli osservatori astronomici? Tuttavia, a distanza di qualche mese, lo stesso Krauss rilanciò un ulteriore tweet in cui affermava che la sua precedente indiscrezione sembrava essere confermata da altre fonti indipendenti.

Dunque, per chiarire questa vicenda, e anche per saperne di più sui retroscena che hanno dato vita ad una curiosa febbre mediatica, Media INAF ha contattato direttamente lo scienziato statunitense.

Professor Krauss, perché decise di anticipare la scoperta diffondendo un rumor attraverso Twitter?

«Credo che lo scopo dei social media sia quello di permettere agli scienziati di entrare direttamente in contatto con il pubblico. E dato che c’erano voci di corridoio, circolate tra alcuni di noi nella comunità scientifica, che sembravano abbastanza credibili da essere prese sul serio, nonché alquanto eccitanti, ho ritenuto che fosse appropriato far sapere al pubblico dell’esistenza di queste voci. Non per rivendicare una scoperta, perché non poteva essere fatta alcuna rivendicazione, e nemmeno per presentarla come un dato di fatto, ma solo come un’indiscrezione. Ho ritenuto che la scoperta, se si fosse dimostrata vera, sarebbe stata talmente interessante da meritare di preparare il grande pubblico per una tale notizia. E, cosa più importante, una volta che mi sono sentito ancora più certo del fatto che quella scoperta poteva essere stata fatta, era necessario preparare i media e costruire un’attesa. Così che, se una scoperta fosse stata annunciata, avrebbe avuto la giusta copertura mediatica».

Pensa d’esserci riuscito?

«Credo di aver raggiunto il mio scopo e oggi sono apparse tante storie, storie molto più ricche di informazioni, rispetto a quanto non sarebbe stato possibile prima. Credo che uno dei miei ruoli come scienziato, al quale spesso il pubblico si rivolge per chiedere delle informazioni, sia quello di soddisfare quel ruolo ogniqualvolta sono in grado di farlo, e anche di aiutare a motivare le persone a imparare, a conoscere. Inoltre, devo aggiungere che non mi è stato detto nulla sulla scoperta da alcun membro della collaborazione scientifica LIGO, e non sono venuto a conoscenza in anticipo dei dettagli. Se i ricercatori avessero condiviso con me qualche indiscrezione, certamente non avrei tradito le loro confidenze. Più volte in passato sono venuto a conoscenza di risultati prima che fossero pubblicati, e mai ho violato la fiducia».

A questo proposito, come reagirono i suoi colleghi?

«La maggior parte ne fu entusiasta, così come lo fui io stesso. Altri, si risentirono del rumor, come se si stesse rubando la ‘gloria’ a LIGO. Credo che l’effetto sia stato completamente opposto. Stavo fornendo una sorta di pubblicità in anteprima, come succede, ad esempio, nel caso del lancio di un film. In più, non si affermava alcunché. Stavo informando le personecirca qualcosa di potenzialmente eccitante, e la reazione del pubblico è stata tale da rendere tutto ciò molto positivo, a patto che tutte le affermazioni venissero qualificate, così com’è stato, quali voci di corridoio, e non vere e proprie scoperte. Poi, è una cosa positiva per il pubblico sapere che gli scienziati s’entusiasmano, e che le voci circolano, quando ci sono risultati potenzialmente entusiasmanti».

Molti ritengono che questo atteggiamento potrebbe dare discredito alla scienza. Lei come risponde?

«Non c’era alcun credito da prendere in considerazione, tranne per LIGO, che ora ha ancora più credito perché molte più persone ne sono venute a conoscenza. Di nuovo, se dobbiamo essere aperti al pubblico, allora io credo che occorra esporre il modo in cui viene fatta la scienza. Il che comporta includere anche le voci di corridoio che circolano nell’ambito della comunità scientifica, fino a che quelle voci rimangano tali e non vengono presentate come fatti. Ciò che non va bene, invece, è quando presunte scoperte che non sono state fatte sono invece rivendicate come vere».

Potendo tornare indietro, lo rifarebbe? 

«Sì, lo rifarei. Sono molto felice di aver contribuito a far crescere la curiosità generale del pubblico e dei giornalisti. La sfilza di storie che si sono succedute nel corso di queste ultime settimane dà valore alla mia azione».

Lei è anche autore di best-seller. Alla luce dei risultati ottenuti da LIGO, quali capitoli della Fisica di Star Trek riscriverebbe?

«Sono contento di dirle nessuno di essi. Vorrei invece aggiungere che ora abbiamo potuto verificare la relatività generale in un dominio dove idee che sembravano fantascientifiche, come la curvatura estrema dello spazio, e l’estrema dilatazione del tempo, sono una realtà. E poi vorrei dire che adesso sappiamo che i buchi neri esistono realmente».

Per salutarci, ha già in serbo qualche altra indiscrezione che ci può anticipare?

«Gliela farò sapere quando ne verrò a conoscenza… se riterrò che valga la pena farlo», conclude Krauss con uno smiley.