LO AFFERMA UN NUOVO STUDIO

Marte: a qualcuno piace freddo

Un oceano navigabile sul Pianeta Rosso? Potrebbe non essere mai esistito: un nuovo studio suggerisce che l’ipotesi di un pianeta freddo e ghiacciato sarebbe più credibile, anche dal punto di vista dell’evoluzione geologica della superficie marziana

     16/06/2015
Crediti: Journal of Geophysical Research (AGU).

Crediti: Journal of Geophysical Research (AGU).

L’oceano marziano potrebbe non essere mai esistito. Un nuovo studio che esamina scenari climatici opposti suggerisce che Marte debba essere stato, miliardi di anni fa, un pianeta gelido: il che darebbe una spiegazione convincente ai fenomeni di drenaggio dell’acqua ed erosione che ancora oggi possiamo osservare sulla sua superficie.

L’idea che 3-4 miliardi di anni fa il Pianeta Rosso godesse di un clima mite, simile a quello del Mare del Nord, qui sulla Terra, favorevole alla vita, è in genere più popolare dell’immagine di un mondo ghiacciato simile ad alcune lune che popolano il Sistema Solare.

La scienza ovviamente non tiene conto di questo genere di simpatie. E infatti, ecco, arriva qualcuno a cui Marte piace freddo: Robin Wordsworth e i ricercatori della Paulson School of Engineering and Applied Sciences di Harvard. In un articolo appena pubblicato sul Journal of Geophysical Research (AGU) spiegano come si siano serviti di un modello 3D di circolazione atmosferica per riprodurre gli scenari di un pianeta caldo e umido, con temperature medie globali sui 10°C, e di un mondo freddo e ghiacciato, con temperature prossime a -50°C.

Il risultato? Lo scenario siberiano è decisamente più probabile, anche tenendo conto di quanto sappiamo circa la storia del Sole e l’inclinazione dell’asse marziano fra 3 e 4 miliardi di anni fa. Il modello freddo rende conto in maniera più completa dei fenomeni di erosione idrica che ancora oggi possiamo osservare sulla superficie di Marte e che perplimono la comunità scientifica dai tempi dei primi avvistamenti fatti dalle sonde Viking durante il 1970 (vedi MediaINAF).

«L’ipotesi di un pianeta caldo e umido non spiega perché tali caratteristiche tendano a concentrarsi in prossimità dell’equatore», spiega Wordsworth. «La piovosità varierebbe estremamente a seconda di longitudine e latitudine di riferimento. E allora come giustificare le valli scolpite dall’acqua in regioni che avrebbero dovuto soffrire di siccità?».

L’ipotesi di un pianeta ghiacciato certo non è perfetta, ma convince di più in generale. In un clima così rigido possono bastare pochi eventi sporadici – eruzioni vulcaniche e impatti meteorici – per causare lo scioglimento necessario a giustificare fenomeni erosivi e di drenaggio.

«Provare che un clima freddo ha portato la superficie marziana all’attuale configurazione è una bella sfida», ha commentato Bethany Ehlmann, planetary scientist al California Institute of Technology e al NASA Jet Propulsion Laboratory di Pasadena.