Per andare su Marte bisognerà inventarsi qualcosa per far dormire gli astronauti come angioletti. Secondo i risultati di un ampio studio di monitoraggio del sonno e dell’utilizzo di sonniferi, condotto dalla Divisione di disturbi del sonno e circadiani del Brigham and Women Hospital (BWH), alla Harvard Medical School, gli astronauti soffrono infatti di carenze di sonno considerevoli sia nelle settimane precedenti che durante il volo spaziale. La ricerca evidenzia inoltre l’uso diffuso tra gli astronauti di farmaci per facilitare il sonno. Lo studio, pubblicato oggi su The Lancet Neurology, ha registrato più di 4.000 notti di sonno sulla Terra e più di 4.200 notti nello spazio, utilizzando i dati di 64 astronauti in 80 missioni Shuttle e 21 astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Durato 10 anni, è il più grande studio del sonno durante il volo spaziale mai condotto. La conclusione è che occorre adottare contromisure migliori per favorire il sonno durante il volo spaziale, al fine di ottimizzare le prestazioni umane.
“La carenza di sonno è molto frequente fra i componenti degli equipaggi spaziali”, ha dichiarato Laura K. Barger, fisiologa presso la BWH e autore principale dello studio. “Risulta evidente che sono necessarie misure più efficaci per facilitare un adeguato sonno ai membri dell’equipaggio, sia durante l’addestramento che nella fase di volo spaziale, dal momento che la carenza di sonno è stata associata a decrementi di prestazioni in numerosi studi di laboratorio e sul campo.”
La ricerca evidenzia anche l’uso diffuso di sonniferi come zolpidem e zaleplon durante il volo spaziale. Tre quarti dei membri dell’equipaggio della ISS hanno riferito l’assunzione occasionale di farmaci per favorire il sonno durante la loro permanenza sulla stazione spaziale, e più di tre quarti (78 per cento) dei membri dell’equipaggio Shuttle hanno usato farmaci su più della metà (52 per cento) delle notti (si fa per dire) passate nello spazio. “La possibilità per un membro dell’equipaggio di eseguire compiti in modo ottimale se svegliato improvvisamente da un allarme di emergenza può essere compromessa dall’uso di farmaci promotori del sonno”, ha detto Barger. “L’uso routinario di tali farmaci da parte dell’equipaggio di veicoli spaziali operativi deve essere valutato con particolare attenzione”, visto che l’assunzione di tali farmaci è sconsigliata in occupazioni pericolose che richiedono una completa vigilanza mentale o coordinazione motoria. “Questa considerazione è particolarmente importante perché tutti i membri dell’equipaggio di una determinata missione potrebbero essere sotto l’influenza di un sonnifero al medesimo tempo.”
Charles Czeisler, sempre del BWH e autore senior dello studio, ha aggiunto: “Le future missioni di esplorazione sulla Luna, su Marte, od oltre, richiederanno lo sviluppo di contromisure più efficaci per favorire il sonno durante i voli spaziali al fine di ottimizzare le prestazioni umane. Tali misure possono includere modifiche alla pianificazione, l’esposizione a intervalli controllati a luce di specifiche lunghezze d’onda, nonché strategie comportamentali per garantire un sonno adeguato, che è essenziale per il mantenimento della salute, delle prestazioni e, in definitiva, della sicurezza.”
E’ tempo di coricarsi: guarda il video dell’astronauta canadese Chris Hadfield su come si fa a dormire sulla Stazione Spaziale Internazionale (in inglese):