IMMAGINI DAL SISTEMA SOLARE

Schianto in diretta per Ebb e Flow

Le immagini dell'impatto delle due sonde GRAIL sul suolo lunare, riprese dalla Lunar Reconnaissance Orbiter a dicembre 2012. I team delle due missioni hanno dovuto compiere un piccolo miracolo per far incrociare i tragitti delle tre sonde e riprendere i due impatti.

     03/06/2013

Alcune scompaiono nel silenzio, finendo l’energia e allontanandosi nello spazio per sempre. Molte vivono una vita più lunga del previsto, prolungata fino a sfruttare l’ultima goccia di carburante disponibile. Altre infine vengono fatte esplodere intenzionalmente contro la superficie del corpo celeste che osservavano, in una specie di abbraccio scientifico che produce dati e osservazioni mozzafiato. In ogni caso, solo molto, molto raramente, accade di avere una immagine che immortala la fine gloriosa di una missione interplanetaria.
E’ il fortunato caso delle due sonde GRAIL, per gli amici Ebb e Flow, i cui dati e le cui scoperte sui misteri della strana gravità lunare sono in pubblicazione in questi giorni. Grazie a uno sforzo non indifferente per riprogrammare le orbite della missione, gli ultimi istanti delle due sorelline GRAIL sonde stati ripresi dalla versatile e onnipresente sonda LRO che dall’alto della sua orbita, osservava la scena.

Le immagini pre e post impatto realizzate dalla LROC per GRAIL A e GRAIL B. Crediti: NASA/GSFC/Arizona State University

Le immagini pre e post impatto realizzate dalla LROC per GRAIL A e GRAIL B. Crediti: NASA/GSFC/Arizona State University

Tutta è accaduto il giorno 17 dicembre 2012 quando le due sonde GRAIL (Gravity Recovery and Interior Laboratory), al completamento della loro missione, sono state fatte precitare vicino al polo nord della Luna. L’evento è raccontato in questo articolo di Media INAF dove è anche visibile un filmato che mostra le ultime emozionanti immagini girate dagli strumenti di bordo delle due sonde. A osservare la scena una terza sonda della NASA, la Lunar Reconnaissance Orbiter, che ha potuto realizzare l’animazione qui sopra (cliccare sull’immagine per visualizzare l’animazione) grazie alla camera LROC (Lunar Reconnaissance Orbiter Camera) ed effetuare delle misure al momento dell’impatto con lo strumento LAMP (Lyman Alpha Mapping Project), puntato verso il suolo lunare.

La realizzazione di queste osservazioni non è stata semplice come potrebbe sembrare: innanzitutto visto il breve preavviso con cui è stato determinato il luogo di impatto delle due sonde, per poter sfruttare fino all’ultima goccia di carburante. I team delle due missioni hanno dovuto compiere un piccolo miracolo e grazie a una serie di aggiustamenti e riprogrammazioni dell’orbita, far magicamente incrociare i tragitti delle tre sonde per riuscire a riprendere i due impatti avvenuti a una distanza di 2,2 Km e a 30 secondi l’uno dall’altro. La difficoltà dell’impresa è aumentata dalle minuscole dimensioni dei crateri generati: Ebb e Flow erano della dimensione di due lavatrici di circa 200 kg ciascuna al momento dell’impatto, portando alla formazione di due crateri di appena 4, massimo 6 metri di diametro, appena visibili nel campo di vista della camera (vedi l’immagine originale qui sotto prodotta dalla LROC, in cui i due crateri risultano quasi invisibili).

Crediti: NASA/GSFC/Arizona State University

Crediti: NASA/GSFC/Arizona State University

Oltre alle immagini che immortalano il momento dell’impatto, LRO ha potuto anche effettuare delle misure di tipo diverso. Dalle riprese post impatto risultano infatti evidenti le nubi di polvere e detriti scuri sollevati nello schianto di Ebb e Flow sul suolo lunare. Nelle immagini della camera, le nubi hanno un aspetto più scuro del suolo lunare circostante,a causa della dispersione sulla superficie dei materiali di cui le due sonde erano fatte. Sfruttando l’evento, la sonda LRO ha potuto utilizzare lo strumento LAMP uno spettrografo che lavora nell’ultravioletto, per studiare le nubi di polvere e gas sollevate negli impatti, fornendo dati aggiuntivi sulla composizione dei substrati della crosta lunare venuti alla luce durante l’evento. In questo filmato, una ricostruzione delle orbite finali e il campo di vista dello strumento utilizzato per monitorare la superficie sottostante.

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