
Il pianetino in questione si trova in orbita attorno alla stella Kepler 37, che vorrebbe dire appunto la trentasettesima stella con attorno un sistema planetario scoperta dal satellite Kepler nel corso della sua survey. E’ una stella abbastanza simile al Sole. Come la lettera “b” lascia intuire, quel pianeta non è da solo. I ricercatori (un team internazionale composto da decine di astronomi, guidati appunto da Barclay del NASA Ames Research Center) ne hanno individuati con certezza almeno tre, di pianeti che orbitano attorno a quella stella. Quelli designati “c” e “d” sono più prevedibili, nel senso che le loro dimensioni li pongono in linea con la grande maggioranza dei pianeti extrasolari scoperti sinora: rispettivamente 0,742 e 1,99 volte il raggio terrestre, quindi tutti e due della taglia del nostro pianeta. Ma “b” è davvero minuscolo, 0,3 raggi terrestri, che lo pone piuttosto nella classe a cui appartiene la Luna (che ha un raggio pari a un quarto di quello della Terra).
Quasi sicuramente, un pianeta così piccolo non ha né acqua né atmosfera, ed è solo un piccolo mondo roccioso e desolato proprio come Mercurio. Ma la cosa più interessante che ora i ricercatori si chiedono è quanto possano essere comuni pianetini come questo: secondo alcune teorie, più i pianeti sono piccoli più dovrebbero essere abbondanti nella galassia. Ma la verità è che pianeti più piccoli di Mercurio erano stati sì previsti, ma mai osservati prima, e gli astronomi non erano nemmeno sicuri di essere tecnicamente in grado di osservarli. Perché il passaggio di un un pianeta così piccolo davanti alla sua stella ne “oscuri” abbastanza la luce per essere rilevabile da Terra, occorre che si verifichino condizioni particolarmente fortunate in quanto a inclinazione dell’orbita, lunghezze d’onda della luce emessa e così via. In pratica, calcolano i ricercatori, se anche tutte le stella del catalogo di Kepler avessero attorno un pianeta di questo tipo, sarebbe possibile osservarlo solo nello 0,5 per cento dei casi.






