
Nell’ambito del progetto Galaxy Zoo, con l’aiuto dei volontari, sono state misurate con estrema accuratezza le barre di ben 3150 galassie e i valori ottenuti sono stati pubblicati sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society. Dal punto di vista “tecnologico”, questo tipo di lavoro comunitario e in stile 2.0 è stato possibile anche grazie alla possibilità di usare una risorsa libera e alla portata di tutti: si tratta di Google Maps Sky che ha permesso di guardare il cielo, e in particolare le galassie in esame, nella loro posizione, senza perdere l’orientamento. I tanti occhi impegnati, il lavoro di gruppo e l’utilizzo di interfacce online, oltre a classificazioni e misure, ha portato soprattutto risultati di valore scientifico. Grazie a quanto fatto nell’ambito del progetto è emerso che le barre delle galassie sono formate da stelle più rosse e quindi più vecchie, rispetto alle altre regioni. Non solo: le galassie il cui nucleo è più esteso hanno anche le barre più lunghe. Si tratta di aspetti che non sarebbero venuti alla luce senza un lavoro molto paziente e attento che gli scienziati, da soli, avrebbero impiegato molto tempo per portare a termine.






