È HD 85512 B, A 30 ANNI LUCE DA NOI

Pianeti per viverci, c’è un candidato

Ha una massa pari a tre volte e mezzo quella della Terra. Lo hanno scoperto grazie allo spettrometro HARPS. Ed è l’ultimo candidato, in ordine di tempo, a essere il primo pianeta abitabile al di fuori del nostro sistema solare. Che sia la volta buona? È presto per dirlo, ma le premesse ci sono.

     23/08/2011

Immagine artistica d'un pianeta extrasolare (crediti: CfA/David Aguilar)

Fresco, spazioso, forse abitabile. Non è l’annuncio per un monolocale da ristrutturare: è il biglietto da visita di HD 85512 b, un pianeta in orbita attorno a una piccola stella a circa 30 anni luce dalla Terra. Uno del mezzo migliaio abbondante di mondi scoperti fino a oggi al di fuori del Sistema solare. Solo che questo sembra avere tutte le carte in regola per consentire, se non di ospitare la vita (è troppo presto per dirlo), quanto meno la presenza di acqua sulla sua superficie.

Chiamarlo gemello della Terra sarebbe dunque del tutto prematuro. E anche fuorviante, visto che rispetto alla massa del nostro pianeta HD 85512 b è almeno tre volte e mezzo più robusto. Al tempo stesso, però, presenta una serie di caratteristiche piuttosto allettanti, tali da renderlo potenzialmente abitabile. «Certo, può sembrare grosso per gli standard del nostro sistema solare», osserva Francesco Pepe, ricercatore all’Osservatorio astronomico dell’università di Ginevra e fra gli autori della scoperta, «ma paragonato ai pianeti gassosi è piccolo. E questo ci fa pensare che debba essere roccioso, come la Terra. Anche se non sappiamo se abbia un’atmosfera più o meno densa, o se sia ricoperto da un oceano. Quello che sappiamo è che, essendo piccolo, probabilmente è roccioso. E che la distanza che lo separa dalla sua stella fa sì che la temperatura sulla superficie sia compatibile con la presenza di acqua».

A dire il vero, è una distanza molto ridotta, più o meno un quarto di quella fra la Terra e il Sole. Tant’è che un anno, su HD 85512 b, dura appena sessanta giorni terrestri. Ma poiché la stella attorno alla quale orbita, HD 85512 (senza la ‘b’), è piccola e fredda, raggiungendo circa la metà della temperatura del Sole, il pianeta sembrerebbe offrire un clima ragionevolmente tiepido. Insomma, come dichiarano gli autori stessi nel loro paper, in corso di pubblicazione su Astronomy & Astrophysics, «se risultasse che HD 85512 b presenta per oltre il 50% una copertura nuvolosa, riteniamo che potrebbe essere potenzialmente abitabile. E rappresenta a oggi, insieme a Gl 581d, il miglior candidato per la ricerca di pianeti in grado d’ospitare la vita: un mondo sull’orlo dell’abitabilità».

Tracce deboli, inferenze robuste

Se la scoperta è di quelle che affascinano, a lasciare a bocca aperta è però soprattutto il metodo che ha permesso agli scienziati di giungere a questi risultati. Sono partiti da una traccia labilissima, una variazione – poco al di sopra la soglia del rumore – della velocità radiale della stella HD 85512, rilevata grazie allo strumento HARPS (High Accuracy Radial velocity Planet Searcher), uno spettrometro montato su un telescopio da 3.6 metri dell’ESO a La Silla, in Cile. «Trovandosi a una trentina di anni luce, dunque relativamente vicina a noi», spiega Pepe, «HD 85512 è abbastanza brillante. Fa parte di un gruppo di dieci stelle molto calme, molto luminose, con tutte le caratteristiche favorevoli per poter consentire la rilevazione di pianeti di piccole dimensioni. Ora, HD 85512 ha un segnale estremamente stabile. Ma noi abbiamo notato una variazione di velocità – piccolissima – con un periodo di circa 60 giorni. Escludendo altri fenomeni, siamo arrivati a concludere che questa variazione è dovuta a un pianeta che le orbita attorno. Misurando poi la sola velocità radiale, siamo riusciti a calcolare il periodo orbitale e una soglia inferiore per la massa del pianeta, che è appunto circa tre volte e mezzo quella della Terra».

Il prossimo passo sarà quello di cercare conferme e, soprattutto, informazioni più precise sulla natura del pianeta. L’ideale sarebbe poterlo osservare mentre transita davanti alla stella, così da produrre una mini-eclissi. «Ciò consentirebbe di misurare il diametro del pianeta. E dal diametro, conoscendo la massa, ricavarne la densità. Purtroppo, però», ammette Pepe, «la probabilità di osservarne il transito dalla Terra è davvero piccolissima, attorno all’1%».

Ma i cercatori di mondi non si danno per vinti, e la caccia continua. Dall’aprile del 2012 HARPS sarà affiancato da uno spettrometro gemello, questa volta piazzato nell’emisfero nord, che si chiamerà HARPS-N, di cui Francesco Pepe è il responsabile. A ospitare HARPS-N sarà un telescopio tutto italiano, anche se si trova sull’isola di La Palma, alle Canarie: il TNG (Telescopio Nazionale Galileo) dell’INAF.

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